Mt 5,38-40
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Avete inteso che fu detto: ‘‘Occhio per occhio e dente per dente’’; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Da’ a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle. Avete inteso che fu detto: ‘‘Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico’’; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.Dice questo Vangelo: “occhio per occhio, dente per dente”. Questa è la base del diritto, dare a ciascuno quello che si merita. Secondo questa legge ci dovrebbe essere una simmetria, ma la vita non è così, perché tutto è asimmetrico. Nelle relazioni interpersonali la gente non è mai come ti aspetti, è deludente, e allora se l’altro sbaglia lo devi distruggere, perché vuoi che le cose siano secondo giustizia. Noi siamo fatti così, siamo disadattati, viviamo male le relazioni perché gli altri ci danno sempre meno di quanto ci aspettiamo; non solo, ma se ci danno meno importanza, meno cura di quanto ci saremmo aspettati, questo ci offende e distrugge le relazioni, perché le nostre relazioni non sono relazioni di amore, sono relazioni di giustizia.
Una relazione di giustizia si basa sul fatto che se tu sei stato bravo con me, io sono bravo con te, se tu sei gentile nei miei riguardi, anche io sarò gentile nei tuoi riguardi, se tu sei una persona serena, io sono sereno vicino a te… Ma non appena tu fai qualcosa che mi delude, io non sto più bene con te, non ti sopporto. Vivere secondo giustizia è quindi fare una cosa buona ad una persona che ti ha fatto una cosa buona.
Amare invece significa fare del bene a chi ti fa del male, fare del bene ad una persona deludente. Questo modo di agire nasce da un entusiasmo grandioso che dovremmo avere dentro di noi; Gesù Cristo non fa il bene a chi gli fa del male perché” bisogna farlo”. No! Gesù fa del bene a chi gli fa del male perché Lui è amore. L’amore non è la giustizia. Noi chiamiamo amore quello che è giustizia, per questo non sappiamo amare nessuno.
Cosa è l’amore? Perché Gesù riesce ad amare gli altri? Perché vede costantemente l’amore di Dio suo Padre, e non vede l’ora di fare altrettanto, di amare, di fare del bene a chi gli fa del male.
L’amore è uscire dalla giustizia; questa capacità si riceve se noi frequentiamo profondamente Cristo. Bisogna cambiare centro operativo, bisogna cambiare il riferimento: passare dalla giustizia all’amore. La minima occasione di amare è fare del bene a chi ti ha deluso un pochino; il massimo che invece possiamo fare è prendere su di noi un’ingiustizia grave, davanti a Dio Padre, perché un giorno questo amore produca il suo frutto. Noi amiamo gli altri col criterio di utilità, noi facciamo del bene agli altri che ci hanno fatto del male eventualmente per strategia, ma non per amore. Dobbiamo modificare completamente il nostro modo di amare e rimanere dentro questa relazione con Dio che è l’Amore, non la giustizia.
Noi oggi siamo qui perché Dio non ci tratta come ci meriteremmo, non ci dà quello che ci spetta. Se a me e a te dovesse dare quello che ci spetta, dovrebbe farci un’analisi e ci accorgeremmo di essere fuori dai parametri della giustizia. Dio non dovrebbe parlarmi, non dovrebbe darmi il suo Corpo e il suo Sangue, non dovrebbe darmi degli amici… Questa considerazione è molto importante perché dobbiamo cominciare a contare tutte le miglia che Dio ha fatto nei nostri riguardi, tutte le volte che Lui ci ha offerto l’altra guancia, tutte le volte che ci ha dato il suo mantello, tutte le volte che ci ha messo l’anello al dito come il Padre della parabola del figliol prodigo. Costantemente noi dovremmo ragionare su questo, ma non lo facciamo perché abbiamo l’atteggiamento di chi sta sempre in credito, di chi pretende continuamente, da Dio e dagli altri, non ricordando mai il bene ricevuto. Se io vi domandassi quali cose brutte, ingiuste ti sono accadute questa settimana, tu tireresti fuori una lista lunga come un lenzuolo. Se ti chiedessi: durante questa settimana, quando Dio ha avuto pazienza con te, quando ti ha voluto bene, quando ti sei sentito indegnamente amato? Me lo racconti? Rimarremmo muti!
Per riassumere: le relazioni non sono simmetriche. Per poter entrare dentro una relazione bisogna passare dalla relazione simmetrica della giustizia a quella dell’amore. Se una persona non entra in questa relazione d’amore, la sua vita è tutta una delusione, è tutta una fatica. Se invece entra in una relazione d’amore con le persone è perché guarda Cristo, ed è per lei un vanto poter dare all’altro quello che non si merita. Questa capacità di amare si acquista nella misura in cui rimaniamo in comunione con Cristo, facendo costantemente memoria di quanto Dio ci ama attraverso gli altri ed aguzzando il nostro sguardo su questo suo modo di comportarsi nei nostri riguardi. Se non vediamo amore da nessuna parte, significa che siamo ciechi e questo ci impedisce di amare, perché Gesù fa quello che vede nel Padre e ogni cristiano fa quello che vede in Gesù, fa un minimo di quello che Dio fa con lui. Quando noi entreremo in questa logica, la nostra vita diventerà interessante, ci sembrerà di avere grandi occasioni, altrimenti continuerà ad essere un inferno, ad essere qualcosa di ingiusto. A volte diciamo: ma io mica chiedo la luna! E invece si! Ogni volta che noi rimaniamo delusi da un piccolo errore, è un’occasione per amare.
Contempliamo adesso come Cristo ci ama, dandoci il suo Corpo e il suo Sangue nell’Eucarestia, Cristo fa del bene a me, anche se non lo penso, anche se non mi interesso di lui, anche se non vedo le cose grandi che fa per me. L’amore non è utile, “io amo perché amo”, diceva San Bernardo. Dio ama perché ama. Questo è l’unico modo che ci consente di entrare dentro l’armonia di una vita complicata, disarmonica, sconclusionata: attraverso la logica dell’amore.