Lc 1,39-48
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore». Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
La cosa importante di questo vangelo è che Maria parte da Nazaret per andare a Gerusalemme, perché Elisabetta abitava ad Ain Karem a 5-6 chilometri da Gerusalemme, percorrendo quindi circa 200 chilometri a piedi. Maria ha questa iniziativa, parte in fretta e va da Elisabetta. Elisabetta apre la porta ed appena sente il saluto di Maria, il bimbo le sussulta nel grembo di felicità, ed Elisabetta sente il desiderio di comunicare a Maria quello che le è appena accaduto: “Appena mi hai salutato è successo qualcosa di grande!”. E Maria dice: “Allora l’anima mia magnifica il Signore, il mio spirito esulta in Dio mio salvatore!”. Gli esegeti dicono che questa frase così sintetica è l’inizio degli Atti degli Apostoli, perché è l’inizio dell’evangelizzazione: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata, perché grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente.
Questa risposta di Maria è il principio dell’iniziativa che poi prenderanno gli apostoli e tutta la Chiesa per evangelizzare il mondo. Dentro questo vangelo c’è la descrizione di una vitalità, di un movimento fortissimo da parte di una bambinetta piccola che sta in un momento particolarmente delicato della sua gravidanza, perché come sapete una donna è fortissima alla fine di una gravidanza, mentre all’inizio è molto fragile. Eppure in questa fragilità, affronta questa cosa così difficile, va verso la montagna e questo sta a significare una vitalità, un movimento, una iniziativa, una fretta. La fretta in greco è zelo, è premura, è coinvolgimento, è intraprendenza, è un’iniziativa, è un assecondare un movimento che la seconda lettura ci ha detto da dove viene. Nella seconda lettura Gesù dice: “Un corpo mi hai preparato, perciò ho detto: ecco io vengo o Dio, per fare la tua volontà”. Gesù questo lo dice, secondo la lettura, nella Trinità. Nella Trinità ad un certo punto Gesù si alza in piedi e dice: “Io devo andare a rendere felici gli uomini, devo salvarli, devo comunicare loro me stesso, e allora loro saranno vivi”. Prende questa iniziativa che Benedetto XVI chiamava la santa inquietudine di Cristo, una iniziativa che è movimento, amore, coinvolgimento. Maria vive lo stesso coinvolgimento e parte, si lancia, facendo fiorire ogni cosa che incontra.
Cosa c’entra questo con noi? C’entra moltissimo, perché noi normalmente siamo depressi, ogni cosa che facciamo ci sembra senza senso, siamo rinunciatari: “Che cosa è questa goccia nell’oceano? Che cosa è questa mia iniziativa dentro un mondo allo sbando, dentro una famiglia che si sta distruggendo? Mi tiro indietro, metto i remi in barca e mi faccio gli affari miei!”. Abbiamo questo movimento al contrario che ci fa involvere dentro noi stessi, ci fa regredire, fuggire dalla vita, invece Cristo entra dentro questa fogna e porta qualcosa di grande. Maria questo lo ha capito, lo ha sentito dentro di sé. Non so se ricordate quel film che si intitolava Schindler List, in cui dentro questa tragedia ad un certo punto appare una bambina con il cappottino rosso. Ecco questa è Maria, questo è un cristiano! Diceva una donna eccezionale, meravigliosa che si chiama Etty Hillesum: “Ogni scheggia d’odio, aggiunta a questi troppi odi, rende questo mondo ancora più inospitale e più invivibili”. Ogni scheggia, ogni pezzettino di odio produce altro odio. Poi continua: “Ed io invece di amore, ne ho molto, moltissimo, così tanto che già davvero qualcosa ha contato, e ormai non è più così poco”. Non è superbia! Questa è Maria, è lo spirito di Maria, è lo spirito di un cristiano, è lo spirito che Cristo ha comunicato a Maria, che Maria comunica ad Elisabetta, che Elisabetta comunica a Giovanni, che Giovanni comunica nuovamente a Maria e Maria lo comunica a tutte le generazioni, ed anche a noi! E’ successo qualcosa di straordinario!
Papa Francesco scrive così:
“La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano. “Primerear – prendere l’iniziativa”: vogliate scusarmi per questo neologismo. La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr 1 Gv 4,10), e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa! Come conseguenza, la Chiesa sa “coinvolgersi”. Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. (Evangelii Gaudium)
Primear vuol dire primeggiare nell’amore. Lo dice anche san Paolo: “gareggiate nello stimarvi a vicenda”. La Chiesa evangelizzatrice, dice il papa, sa fare il primo passo. Allora molti di voi, anche in queste feste che stanno arrivando, dovrete fare il primo passo: un abbraccio, una stretta di mano, un piccolo regalo, un’iniziativa… fallo! E vedrai che le cose si sbloccano perché lì arriva lo Spirito Santo.
Dice ancora il papa: Una delle tentazioni più serie che soffocano il fervore e l’audacia è il senso di sconfitta, che ci trasforma in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura. Nessuno può intraprendere una battaglia se in anticipo non confida pienamente nel trionfo.
La spiritualità cristiana è la spiritualità di Maria che prende l’iniziativa, che ha la fretta, cioè l’audacia, parresia in greco, questa creatività. Maria sa che vincerà perché Dio è dalla sua parte, sempre. Questa è la spiritualità di Maria! Non pensa, come facciamo noi, che Dio non sia dalla sua parte, che Dio possa essere arrabbiato, che lei non possa permettersi di sperare in Lui. Dio non è mai così! Mai! Questo lo dice il demonio! Il demonio ti dice così.
Chi comincia senza fiducia ha perso in anticipo metà della battaglia e sotterra i propri talenti.
Maria fa totalmente il contrario! Riprendendo le parole di Etty Hillesum, potremmo dire: ogni scheggia d’amore, aggiunta a tante schegge d’amore, rende questo mondo più ospitale e più vivibile. Dobbiamo crederci! Noi tante volte diciamo: a che serve questa piccola cosa? Tanto vale non farla! C’è un libro interessantissimo, terribile, che si intitola “Preghiera per Chernobyl” di Aleksievic Svetlana, premio nobel per la letteratura russa, e spiega tutto quello che c’è dietro Chernobyl, tante piccole cose non fatte che hanno prodotto una tragedia pazzesca. Cosa produce farsi gli affari propri? Tu puoi dire di essere molto buono, ma se non fai niente di bene, non conta il fatto che tu non abbia fatto del male!
Infine scrive ancora il papa: Se consentiamo ai dubbi e ai timori di soffocare qualsiasi audacia, può accadere che, al posto di essere creativi, semplicemente noi restiamo comodi senza provocare alcun avanzamento e, in tal caso, non saremo partecipi di processi storici con la nostra cooperazione, ma semplicemente spettatori di una sterile stagnazione della Chiesa. (…) A Pentecoste, lo Spirito fa uscire gli Apostoli da se stessi e li trasforma in annunciatori delle grandezze di Dio, che ciascuno incomincia a comprendere nella propria lingua. Lo Spirito Santo, inoltre, infonde la forza per annunciare la novità del Vangelo con audacia (parresia), a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche controcorrente.
Carissimi io spero che la celebrazione di oggi ci metta dentro questa forza, perché se non veniamo animati da questa vitalità, noi siamo morti. E questa vitalità noi facilmente la perdiamo. Io mi rallegro molto per voi, per quello che Dio vuole per ciascuno e speriamo che questa esperienza che sta nella Trinità, che sta in Maria, che sta in Elisabetta, che sta in Giovanni arrivi fino a noi e ci consenta di avere una motivazione soprannaturale a fare il bene.