Lc 1,1-4.4,14-21
Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi. Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore.
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».
Abbiamo ascoltato una lunga liturgia della Parola. Nella 1° lettura (Ne 8,2-4.5-6.8-10) si racconta che la Parola di Dio veniva proclamata dalla mattina fino a mezzogiorno. Il brano che abbiamo ascoltato segna un momento della storia di Israele estremamente importante perché precedentemente il popolo di Israele era stato deportato dai babilonesi i quali avevano vinto la guerra e distrutto il tempio di Salomone. La popolazione era quindi stata portata a Babilonia, a circa 2000 Km da Gerusalemme, dove rimase 70 anni, fino a quando accadde una fatto inaspettato: i babilonesi vennero vinti dai persiani comandati da Ciro, il quale successivamente emise un decreto che permise agli ebrei di tornare alla loro terra. Non tutti gli ebrei, però, dopo 70 anni, desideravano tornare al loro paese, perché nel frattempo i più intelligenti, quelli più in gamba, avevano messo in piedi attività redditizie ed erano diventati benestanti, e quindi tornarono in Israele solo i poveri, gli straccioni, i falliti. Ad un certo punto Artaserse successore di Ciro, invia Esdra e poi Neemia in aiuto al popolo d’Israele, perché questi sono smarriti, non sanno come ricostruire Gerusalemme, non ci sono mura, non c’è il tempio, non ci sono case, c’è solo desolazione. La prima cosa che questi fanno è convocare il popolo in una piazza e proclamare la Parola di Dio. Questa proclamazione è il fondamento di una nuova era per Israele perché attorno a questo ascolto si costituisce una comunione, si costituisce piano piano un legame che poi diventa una fraternità, che poi diventa un popolo vero e proprio, un corpo, una forza, un organismo nuovo. L’ascolto e la condivisione della Parola diventano la base per edificare il tempio e le mura e assumere questa nuova dimensione di popolo.
Questo è il discorso di Esdra e Neemia: “Dovete consacrare un giorno all’ascolto della Parola, e non c’è da piangere, c’è da rallegrarsi, c’è da mangiare e bere e c’è da fare festa. Dovete imparare questo! C’è un appuntamento senza il quale alla fine verremmo nuovamente deportati”. La deportazione infatti era legata al fatto che il popolo di Israele aveva cominciato a tralasciare questi punti di riferimento.
Veniamo ora al vangelo: Gesù dopo aver ricevuto il battesimo da Giovanni comincia ad andare nelle sinagoghe per proclamare la Parola di Dio e fare in modo che questa Parola venga realizzata, utilizzata per illuminare la vita delle persone. Questa è un’operazione fondamentale, primaria; prima di ogni altro intervento, prima della carità, della catechesi, dell’evangelizzazione, è necessario l’ascolto della Parola di Dio. Gesù qui entra nella sinagoga di Nazaret, apre il libro del profeta Isaia e legge: lo Spirito del Signore è sopra di me e mi ha inviato ad annunciare un lieto annunzio, a dare la libertà ai prigionieri, la vista ai ciechi e proclamare un anno di grazia, di gioia per il Signore”.
Tutto questo che abbiamo ascoltato ci serve per capire che la cosa fondamentale che deve fare la Chiesa oggi, in questo momento, è proclamare la Parola di Dio. Noi proclamiamo la Parola di Dio ogni domenica, e poi l’approfondiamo nei percorsi che abbiamo in parrocchia. Questo lavoro è primario per noi, come è stato primario per la ricostruzione del popolo di Israele che ha scoperto, ha capito i fondamenti della vita umana attraverso una enorme sofferenza che è stata quella della deportazione nell’esilio babilonese. Israele attraverso questa frequentazione della Parola ha capito delle cose straordinarie ed è per questo che Gesù dice: la prima cosa che devo fare è questa!
Anche voi state ascoltano la Parola di Dio perché oggi vi dica qualcosa, perché non sia solo un racconto di quello che fu. Quello che fu illumina il tuo oggi, ti dice come stai adesso, e questo esercizio ci aiuta pian piano a diventare un popolo, a diventare fratelli. Sta succedendo una cosa straordinaria di cui ci ha parlato la 2° lettura (1Cor 12,12-31): questa gente che ascolta diventa un popolo, diventa una realtà nuova in cui ci sono persone che cominciano ad emergere con le loro caratteristiche, con la loro bellezza, con la loro originalità, con la loro personalità, di modo che, come in un corpo, uno è un occhio, un altro è una mano, un altro è una gamba…. Piano piano esce fuori questa cosa meravigliosa che è la Chiesa dove ci si rende conto che c’è una grande ricchezza di persone, una grande varietà. Sappiate però che questo è molto pericoloso, perché molte volte è più difficile coordinare delle grandi personalità che non dei peccatori, delle persone difettose; infatti nel primo caso ci possono essere rivalità, confronti, preoccupazioni, e il pastore deve allora governare questa realtà problematica. Quando si comincia ad avere dei doni, delle ricchezze, bisogna avere la grande intelligenza di creare sinergie e non rivalità, divaricazioni, contestazioni, critiche o polemiche, perché altrimenti il dono diventa la ragione della frattura.
San Paolo dice quindi che è necessario iniziare dalla Parola di Dio, ma questo non basta, bisogna continuare. Il proseguo di questo lavoro di ascolto produce una realtà impressionante che è la Chiesa. L’ascolto della Parola di Dio non deve essere un ascolto passivo di cui si capisce poco, e questa alfabetizzazione che qui in parrocchia stiamo cercando di fare perché voi entriate in un dialogo reale con la Parola di Dio, produce non solo una erudizione, ma una dignità, un’iniziativa, una ricchezza personale, una creatività. Quando noi veniamo qui, riceviamo dalla Parola un modo nuovo di vedere la realtà, perché ci dà la vista. La Parola di Dio ci libera da certe oppressioni, la Parola di Dio ci dà voglia di vivere, una letizia nuova perché Cristo ci parla! E’ lui, adesso, che ci sta parlando! E’ lui che ci sta descrivendo cosa ci sta succedendo mentre ascoltiamo! Noi vogliamo ascoltare la Parola di Dio, organizzarci, trovare un centro attraverso il vangelo ed è questo che facciamo tutte le domeniche. E’ evidente allora che questa Parola debba diventare il nostro interesse primario, il nostro punto di riferimento: vediamo cosa mi vuole dire oggi Dio attraverso questa celebrazione, quale incoraggiamento, quale correzione mi vuole dare…
Gesù dirà a Nicodemo: caro Nicodemo, vuoi modificare la tua vita, avere un conforto, una conferma, una correzione? Se sei maestro in Israele non puoi! Davanti a Dio tutti dobbiamo diventare discepoli! Noi spesso siamo nella situazione di Nicodemo, diventiamo maestri e non ci si può più dire una parola. Chi cresce nella fede ha il pericolo di diventare maestro. A chi cresce nella fede, spesso non si può più parlare, e questo è un pericolo che tutti corriamo, quindi bisogna stare attenti. La Parola oggi ci ha parlato di un popolo povero, un popolo disposto a farsi guidare, a farsi correggere. La correzione è una delle cose più difficili, ma è importante: come sto andando? E’ importante che mi riallinei con questa Parola perché se io mi faccio gli affari miei vado a finire male, mi deporteranno, e procurerò la deportazione di un popolo, di una famiglia, di un’amicizia…
Questa è la cosa principale che la Chiesa deve fare perché la nostra maggiore fragilità è la debolezza del legame con Cristo, con la Parola del Dio vivente. Se non c’è questo, non c’è neanche il resto.