Vegliate!

29-11-2020 I domenica di Avvento di don Fabio Pieroni

Mc 13,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Il cristianesimo è una realtà molto sofisticata che non ci insegna a vivere la vita biologica, ma quella cristiana, che è una vita diversa. Infatti nel vangelo si dice: due saranno alla mola, uno sarà preso e l’altro lasciato… fanno cioè la stessa cosa, ma in una maniera diversa.

Questa mattina stiamo vivendo la prima domenica di Avvento e nel vangelo di Marco che abbiamo ascoltato viene detto per cinque volte “Vegliate!” per cui evidentemente questo verbo è molto importante. Il cristiano vive secondo un ritmo che nel tempo ci consente di stare in una sintonia con la Chiesa, perchè tante volte ci disuniamo ed andiamo in confusione.

L’avvento significa “venuta” di qualcuno, bisogna quindi comprendere cosa sia questa venuta. Normalmente noi abbiamo due estremi, l’estremo di chi pensa che il cristianesimo sia quello di realizzare un programma etico, morale per cui devo fare tutta una serie di cose nella maniera migliore, proponendosi delle opere da fare, buonissime. C’è poi l’altro estremo di chi fa del cristianesimo una serie di devozioni e preghiere. Non sto squalificando questi due comportamenti, ma sto dicendo che sono due estremi, mentre in realtà c’è una fase che sta nel mezzo e che è del tutto diversa, perchè il cristianesimo è una vita responsoriale, cioè è una risposta ad una iniziativa che per primo Dio prende nella nostra storia, nella nostra esistenza. Quindi il cristiano  è colui il quale coglie l’agire di Dio e lo asseconda, e lo accoglie, e combatte per poterlo vivere. La nostra vita è piena di interventi di Dio, e allora la vigilanza non è tanto “non addormentarsi” o essere disattenti, ma è tutto il contrario: Dio ci dice “Vigilate!” perchè noi siamo attenti a troppe cose e perdiamo di vista l’essenziale. L’essenziale è l’agire di Dio, nelle cose che accadono.

Quando per esempio ti sei trovato ad ascoltare una predicazione, cosa è successo? E’ successo che Dio ti ha parlato e tu hai risposto! Quindi l’agire del cristiano è un costante rispondere all’agire di Dio attraverso un discernimento che la nostra coscienza dovrebbe essere formata ad applicare in quello che ci accade.

Quando Gesù ci parla della vigilanza, ci dice: vigilate! Fate discernimento! Sappiate cogliere che il Padre mio opera proprio nell’ordinarietà della vita, che è semplice, ma anche sofisticata. Noi dobbiamo costantemente allenare questo nostro palato, questa nostra sensibilità alle cose di Dio.

Diceva il vangelo:  “Vigilate, dunque, perchè non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino”.

Gesù sta parlando della sua Passione, perchè la sera celebra la Pasqua, e poi va al Getsemani e a mezzanotte viene arrestato. C’è Dio lì? Lui lo incontra, lo vede, gli altri no.

Viene arrestato e processato, e durante il processo canta un gallo: in quel momento, nel tradimento del suo amico più caro Cristo vede un’opportunità che Dio gli dà. E alla mattina, quando non c’è un intervento di Dio per salvarlo, ma viene consegnato nelle mani di Pilato, vede Dio un’altra volta. Questo è il momento estremo, in condizioni estreme. Questi quattro momenti sono proprio gli orari in cui i romani computavano la notte, e in questa notte accadono cose che fanno ancora più buio, più oscurità.

In questo è l’atteggiamento di un cristiano, che noi dobbiamo nutrire. Non possiamo appaltare la nostra coscienza a terze persone le quali ci dicono costantemente cosa dobbiamo fare, oppure fare le cose perchè “mi va”. Quindi capite bene che il cristianesimo è molto più difficile di quanto possiamo pensare, perchè non sono delle regolette, ma è un agire che suppone una grande intelligenza e una grande formazione permanente, perchè altrimenti ci disuniamo, non vigiliamo più, non siamo più coscienti delle cose che contano. Siamo attenti a troppe cose e ci confondiamo.

Le preghiere che noi faremo in questo tempo sono molto importanti, in particolare il Prefazio. In avvento ci sono due Prefazi, che ci parlano di due venute di Gesù. L’avvento si compone di due tempi. Il primo è quello delle prime due domeniche, in cui si parla della venuta definitiva da parte di Dio in Cristo, quando moriremo, e l’avvento stranamente ci porta a cogliere non solo l’arrivo di Cristo nella nostra storia ma anche la sua venuta definitiva. Nelle due domeniche successive parleremo invece del Natale, cioè della  venuta di Cristo nella carne.

Il primo Prefazio dice così:

Tu ci hai nascosto il giorno e l’ora in cui Cristo tuo Figlio Signore e giudice della storia apparirà sulle nubi del cielo, rivestito di potenza e splendore. In quel giorno tremendo e glorioso passerà il mondo presente e sorgeranno cieli nuovi e terra nuova. Ora egli viene incontro a noi in ogni luogo e in ogni tempo, perchè lo accogliamo nella fede e testimoniamo nell’amore la beata speranza  del suo Regno, nell’attesa del suo ultimo avvento, cantiamo”.

e il secondo:

Al suo primo avvento, nell’umiltà della nostra natura umana egli portò a compimento la promessa antica. Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il Regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa“.

Quindi riassumendo: come mi devo comportare io di fronte al fatto che è successa quella cosa? Come devo comprendere perchè possa rispondere secondo la volontà di Dio? Cosa Lui mi chiede, che tipo di iniziativa devo intraprendere? Io non posso prendere un programma fatto cinque anni fa e portarlo avanti oggi, perchè la vita cambia, la storia è complessa ed allora devo stare attento a quello che avviene nella storia per riconoscere quello che il Signore mi chiama a realizzare oggi. Questa è la vigilanza: essere attenti al fatto che Dio c’è, Dio viene, Dio agisce, e mi chiama a rispondere.

Ora tanti di voi potrebbero dire: ci stai non solo chiamando a prendere atto della ulteriore complessità della mia vita, che non è solamente fare le preghierine, ma ci stai anche mettendo di fronte l’evenienza che la vita mia finisca e questo giorno tremendo e glorioso mi spaventa. Allora ti chiedo: quando Dio è venuto per la prima volta nella tua vita?

Dio è venuto per la prima volta nella tua vita quando ha vinto la morte in te! Quando tu non ti sei più sentito solo, quando ti sei sentito amato, quando qualcuno ti ha proclamato l’amore di Cristo ed hai conosciuto il vero Dio. Il vero Dio non è quello di quando eri bambino, quello è il Dio della religiosità naturale. Hai veramente conosciuto Dio quando quel giorno per esempio hai fatto quel ritiro, hai sentito quella predicazione, ti sei sentito amato, qualcuno ha vinto la morte. Dio è qualcuno che  quando appare, vince la tua morte!

I cristiani antichi dicevano infatti: Maranathà, un’espressione liturgica aramaica che si può scomporre in due modi “Marana Thà”, oppure “Maran Athà”, e significa due cose diverse, la domanda e la risposta: “Vieni Signore”, e “il Signore viene”.

C’è la domanda “Vieni Signore”, perchè se arriva lui siamo salvi, c’è la vita. L’avvento è la venuta della vita di Dio della vita eterna, del perdono, della misericordia, della luce, del respiro… questo è Dio.