Mc 13,33-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».Oggi inizia il tempo di Avvento. La parola “avvento” significa venuta. Secondo quello che dice San Bernardo da Chiaravalle, noi dobbiamo assimilare un modo innovativo di vivere la vita. La vita dei cristiani si differenzia dalla vita dei pagani o dalla vita di una persona atea, perché questi non si aspettano niente nel senso che se hanno trovato lavoro, quel fatto è avere trovato lavoro e basta, se hanno un appuntamento per andare a mangiare la pizza insieme con qualcuno, quella è una pizza insieme, punto e basta. Non significa niente altro che quello.
Un cristiano non pensa così. Un cristiano ha un modo di vivere che è quello di Gesù, il quale non vive solo il tempo dei giorni che passano, che i greci chiamano il kronos. Il Kronos è qualcosa di ciclico, su cui non c’è niente da dire. Il libro del Qoelet dice:
Ciò che è stato sarà, e ciò che si è fatto si rifarà;
non c’è niente di nuovo sotto il sole.
C’è forse qualcosa di cui si possa dire: “Guarda, questa è una novità”?
Proprio questa è già stata nei secoli che ci hanno preceduto.
I cristiani invece, secondo la mentalità di Gesù Cristo sono convinti che ci sia un tempo a “tre dimensioni”, il Kairos; ci sono cioè degli eventi che vanno intercettati, contemplati, guardati e gestiti in una maniera particolare, per cui non è vero che la nostra vita è sempre piatta, ma ha una terza dimensione che è quella in cui Dio stesso entra dentro la storia umana per chiamare chi lo conosce ad assecondare le sue indicazioni.
Questo è un allenamento che bisogna avere e che il mondo non ha. Il mondo ti dice che o sei fortunato o sei sfortunato, che siccome c’è “il cielo a pecorelle” pioverà e avanti così.
Dobbiamo assimilare una cosa nuova. Il modo di vivere la vita che ha un cristiano è apparentemente assurdo, ma è il modo di vivere che ha Gesù e allora noi siamo convinti che c’è l’avvento “adventus” cioè che qualcuno viene. San Bernardo dice che ci sono tre venute: la venuta di Gesù nella carne, quando è nato a Betlemme, poi sappiamo che la nostra vita finirà, avrà il suo punto omega, e ciascuno di noi dovrà entrare nella propria ora, quell’ora che aspettava Gesù:
“ E’ giunta la mia ora. Padre che devo dire, salvami da quest’ora? ma per questo sono giunto a questa ora. Padre ora l’anima mia è turbata. Padre glorifica il tuo nome”. Venne allora dal cielo una voce che disse “l’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò”.
Ci sarà cioè un punto finale della nostra vita e una valutazione. Però dice San Bernardo che tra queste due venute, tra la prima nella carne di Cristo e l’ultima in cui lui si manifesterà, c’è la terza venuta o venuta intermedia.
Il verbo erchomai in greco significa qualcuno che si fa presente, si manifesta, si fa visibile, si avvicina, ed è un verbo che spesso viene tradotto male. Il Vangelo diceva “vigilate dunque perché non sapete quando il padrone di casa ritornerà”; ritornerà si dice epanerchomai ma nei Vangeli non è mai scritto epanerchomai, perché Gesù non è mai andato via. Gesù sta qui, non deve tornare! Il problema è che si deve manifestare, noi lo dobbiamo intercettare, seguire e assecondare nelle sue indicazioni. Avete sentito il canto iniziale? Maranatha è un’invocazione in aramaico. Maran significa Signore, significa Dio può quindi voler dire “il Signore viene” ma anche “vieni Signore”: vieni Signore, fatti presente, fatti riconoscere, fai in modo che noi possiamo seguirti, possiamo vivere le cose che tu ci dai da vivere nella storia secondo il tuo Spirito, secondo la tua Sapienza. Vieni a manifestarti, non lasciarci vagare nel nulla.
Nell’avvento dobbiamo riscoprire la vigilanza, una virtù che ci spiega bene Geremia quando dice: “Signore perché mi hai chiamato ad essere profeta? lasciami stare”. Fa un combattimento con il Signore che invece gli dice: “Voglio che tu sia profeta e ti insegno a fare il profeta. Geremia guarda. Che vedi in questa notte buia?” “Vedo un mandorlo”.
Che vuol dire?
Ogni cristiano è un profeta cioè deve saper leggere l’invito di Dio nella storia, che è opaca, che non è chiara e per fare questo bisogna esercitarci. Il profeta vede un mandorlo, la vita nel buio della morte, vede un senso nel non senso, come un contadino si accorge che nel mezzo dell’inverno fiorisce il mandorlo. Il mandorlo è la prima pianta a fiorire nel freddo dell’inverno, e mandorlo in ebraico si dice shaqued, e vigilare si dice shaquid. Chi è che vigila? Colui che vede il senso nel non-senso, colui che vede la vita nella morte, colui che vede che la morte non è l’ultima parola. Ad una persona pagana passano vicino dei momenti bellissimi e non li vede, non sa godere delle cose. Un cristiano dovrebbe imparare a godere la vita.
Nel capitolo 13 del Vangelo di Marco c’è questo discorso sulla vigilanza, poi nel capitolo 14 e 15 si parla della Passione e nel capitolo 16 si parla della risurrezione. Quindi siamo alla vigilia della passione, e Gesù infatti dice: adesso arriva per me un momento difficilissimo, sarà come una notte, ma mio padre mi visiterà, mi aiuterà, mi consolerà”. Non sa quando, se alla sera durante l’ultima cena o a mezzanotte quando andrà a pregare al Getsemani o al canto del gallo quando subirà un tradimento o alla mattina che sarà condannato a morte che vedrà dentro questa morte l’occasione per rendere gloria a Dio, ma è certo di questa venuta del Padre. Ecco questo è un modo di vedere la realtà. Noi oggi non abbiamo parlato del Natale perché stiamo sottolineando tre venute di Cristo, una nella storia nella sua incarnazione che approfondiremo il giorno del Natale, una alla fine della storia che si chiama anche Parusia, e la terza è la sua venuta di ogni giorno. Siamo chiamati a diventare contemplativi, cioè persone che riconoscono l’azione di Dio, l’assecondano, e non sono soli soprattutto nella notte, nel buio, come è stato per Gesù.