Mc 14,1-15,47
Vangelo della Passione del SignoreIn primo luogo voglio sottolineare il gesto che abbiamo compiuto mentre siamo andati in processione simbolicamente dentro le vie di questo quartiere: un gesto di acclamazione, di esultanza e di esaltazione di una persona, di qualcuno che per noi è fondamentale. Ci siamo riuniti qui ed abbiamo organizzato questo parco come se fosse un salone; tutto è ordinatissimo perché c’è una grandissima collaborazione tra gli scout, Claudia che ha preparato questi fiori meravigliosi, il coro, i sacerdoti, Angela che ha fatto questa bellissima palma, i bambini; tutti hanno fatto un lavoro pazzesco e questo è un miracolo assoluto, è una cosa da stamparci dentro. Il segno che abbiamo compiuto ci sta dicendo che questa umanità che noi vogliamo formare attraverso la parrocchia e che abita questo quartiere, la città, il mondo, le famiglie, è Colui il quale rende possibile le relazioni di matrimonio, la vita, l’esistenza di ciascuno di noi. Quando non troviamo questa persona, che è Gesù Cristo (che abbiamo affrontato dentro le letture), allora salta tutto e nascono litigi, rivalità, delusione e sofferenza; ma evidentemente questo uomo nuovo non è possibile improvvisarlo, ci vuole un grandissimo lavoro.
Malgrado noi acclamiamo Cristo, ci rendiamo anche conto che c’è uno scarto tra quello che noi siamo oggi e quello che Lui è; è importantissimo avere chiaro questo parametro. Per noi Lui è il punto di riferimento, la verità: non è una definizione teologica, un teorema celeste, ma una persona che noi stiamo conoscendo attraverso la liturgia, la parola di Dio, la predicazione, i sacramenti. Questa deve essere un po’ la nostra griglia di interpretazione del senso della nostra esistenza: è importante che qualcuno (i sacerdoti o i catechisti) ci dicano se stiamo andando bene o stiamo andando male, tale da contraddire completamente Cristo; se questo accade, uno distrugge la sua vita, ma se qualcuno invece un pochino gli si avvicina, significa che sta fiorendo qualcosa intorno a lui. La cosa più grave non è tanto essere un po’ dissociati tra quello che noi acclamiamo e quello che noi oggi siamo; ma nel momento in cui qualcuno dovesse farci notare che ci stiamo allontanando da questa presenza, dal volto del Cristo, potrebbero esserci in noi delle reazioni estremamente deludenti, di pensare che non ci interessa più Gesù Cristo: questo sarebbe veramente un danno clamoroso, che invalida tutto quello che noi facciamo, ma Cristo per noi è la grande notizia.
Il secondo punto è la palma che abbiamo ricevuto, che è il segno di un regalo che ci è stato fatto, di una nuova dignità dell’uomo che noi stiamo ricevendo, come una cosa bella. È importante che noi impariamo a valutare e non a svalutare le cose che riceviamo, i doni che ci arrivano costantemente da Dio attraverso i fratelli. Spesso diciamo: “mi è stato regalato questo, sì però…” e alla fine siamo insoddisfatti. Lasciamoci consolare proprio dalla parola, dall’amore che è Cristo, che ci vuole modificare l’animo: quello che ci modifica profondamente è l’amore, non la violenza, è lasciarci raggiungere nel profondo da questo amore fino al sangue.
Tra poco entreremo nella Settimana Santa, nella quale verrà celebrata l’eucarestia con la lavanda dei piedi, l’adorazione della Croce, la via crucis e la veglia pasquale; c’è un momento in cui devi prendere a piene mani questo Spirito perché sei tu ad essere chiamato a essere Cristo, tocca a te. E allora appare la luce, la comunione, il sorriso, la commozione. Quando diciamo che non siamo pronti, perché non ci siamo preparati e viviamo l’opposto di quello che questo Vangelo ci ha raccontato, c’è la delusione. Quindi stampiamoci questa parola nell’animo, mettiamo questa palma, questo ramo d’ulivo nella nostra casa, per ricordarci che Dio è dalla nostra parte, che abbiamo ricevuto qualcosa di grande, che ci siamo sentiti voluti bene; è importante non svalutare le cose che ci vengono date, ma sottolinearle.
Io sono in questa parrocchia da 24 anni e con molti di voi ho lavorato per tutto questo tempo: non sei una persona qualunque, ma un patrimonio di spiritualità, di cultura, di sensibilità, di umanità, che ha bisogno di salare questo mondo. Gesù dice: se il quartiere perdesse il suo sale, se il sale perdesse il sapore per salare questo quartiere e questa famiglia, con che cosa la si può rendere salata? A null’altro serve che essere buttata e calpestata dagli uomini. La nostra missione, mentre ascoltiamo le catechesi, mentre viviamo le liturgie e aiutiamo i figli, è quella di prepararci; molti di voi già lo fate già in maniera eroica, ma va riconfermata e rilanciata.
Allora io mi auguro che tutto quello che c’è dentro di noi di cattiveria, di insoddisfazione e di scontentezza possiamo metterlo sotto i piedi di Gesù Cristo durante questa settimana; tante volte noi siamo addolorati, non perché l’altro abbia fatto quel male che in modo sproporzionato gli ributtiamo addosso, ma perché siamo slegati da questa grazia che invece la Chiesa in questo tempo vuole confermare dentro di noi. Ma se questo non avviene, potete parlare con i sacerdoti: Arnaldo, Mauro, me, Simone, Cenal; siamo qui per offrire questo grande aiuto, questa grande opera della quale oggi siamo pieni, perché apparteniamo ad un popolo vivo e che ha bisogno, comunque, di essere sempre chiamato alla conversione ed alla consolazione.