E’ meglio per te entrare nella vita zoppo

29-09-2024 XXVI domenica del Tempo Ordinario di don Fabio Pieroni

Mc 9,38-43.45.47-48

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

Siamo accolti questa mattina da questo Vangelo che ha due punti : il primo riprende la prima lettura e si riferisce al fatto che ci sono persone che profetizzano e parlano delle cose di Dio, ma non sono ufficialmente accreditati presso  Mosè o presso Gesù, per cui la gente si domanda chi siano queste persone che si prendono la libertà di prendere delle iniziative: sono dei nostri o contro di noi?

La seconda parte invece è quella proprio cruenta, sanguinante perché ci parla di occhi che vanno cavati, mani e piedi tagliati, macine da mulino legate al collo….

La prima parte del Vangelo si comprende se riprendiamo la prima lettura che è tratta dai Numeri: in questo libro al capitolo 11, versetto 25, si parla dell’iniziativa da parte di Dio, il quale scende dalla nube, prende lo Spirito da Mosè e lo infonde su settanta anziani. Per capire questa iniziativa di Dio e cosa c’entra con noi, bisogna capire cosa sia accaduto prima: Mosè ha una grande discussione con il popolo d’Israele e ad un certo punto se la prende anche con Dio: “l’ho forse messo al mondo io questo popolo perché tu mi dica: portatelo nel grembo come la balia porta il bambino lattante? Da dove posso prendere la carne da dare a tutto questo popolo perché si lamenta dietro di me?”.

Il Signore parla con Mosè e gli dice: “radunami settanta uomini e si presentino con te. Io scenderò per andare in quel luogo con te, prenderò lo Spirito che è su di te per metterlo su di loro, perché portino con te il carico del popolo che tu non puoi più portare da solo”.

Questa è una parola molto importante per la realtà della nostra parrocchia che è viva e che cresce. Tu vieni qui sperando che la Parola oggi ti dica qualcosa di cui hai bisogno: non stai qui per rispondere automaticamente alle cose che dice il prete, ma vuoi trarre da questo investimento che stai facendo questa mattina di venire qua, qualcosa che ti ripaghi, che ti sostenga. Per cui è necessario alzare il livello; per farlo ci vogliono delle energie che non possono essere concentrate totalmente sul prete. Stanno quindi sorgendo piano piano tutta una serie di collaboratori, di persone che ricevono lo Spirito che Dio ha dato al presbitero perché possa essere compartecipato a coloro i quali stanno crescendo e si portano il peso di fare presente la Chiesa in un mondo, in un quartiere come quello in cui viviamo.

Dentro questo quartiere nasce un qualcosa di strano, di interessante che si chiama la Chiesa di Dio: non è solamente quella realtà istituzionale che sta in Vaticano o qualcosa che appartiene ai consacrati, perché i consacrati sono i battezzati, siete voi che state ricevendo un alimento che vi sta dando la possibilità di collaborare, di sostenere economicamente, fisicamente, catecheticamente, relazionalmente questo gruppo, questa rete di realtà che è la manifestazione di Dio dentro la storia.

Questo è il senso della profezia, cioè che ad un certo punto comincerete nei vostri gruppi di formazione e di crescita ad assumere la vostra personalità di cristiani; venite abilitati a poter aiutare me nell’evangelizzazione, che è un modo di modificare, di modellare la persona umana di oggi secondo il Vangelo; ma non solo. Se non si fa questo, si va verso il baratro, come avete sentito nella seconda lettura di San Giacomo: “E ora a voi ricchi: piangete e gridate per le sciagure… le vostre ricchezze sono imputridite e le vostre vesti sono state divorate dalle tarme; il vostro oro, il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi”  una catastrofe, un disastro!  e lo vediamo da come si guida, come si lavora, come si vive nei matrimoni. Se uno non cresce dentro la Chiesa, cresce dentro quella che la scrittura chiama “Babilonia”; non cresce più secondo la modalità di quella che Sant’Agostino chiama la “città di Dio”, ma secondo la modalità di quella che lui chiama la “città degli uomini” ed ha come chiave interpretativa proprio la discomunione e la competizione. È importante inaugurare una modalità nuova di vivere e non è sufficiente la politica, perché la politica non cambia il cuore dell’uomo. Ci sono dei politici convertiti che possono fare qualcosa. Noi per esempio quest’estate durante un pellegrinaggio abbiamo approfondito la vita di Alcide De Gasperi, che è un grandissimo uomo e che andrebbe letto: i discorsi e la storia che lui ha vissuto sono interessantissimi.

Questo è un punto è importante: quando voi venite qua, ogni volta ricevete una porzione nello Spirito, perché possiate prolungarlo dentro la storia, dentro le pieghe delle situazioni più laiche e più lontane da Dio.

La seconda parte del Vangelo parlava di questa parola molto violenta; la si avverte così perché noi abbiamo una precomprensione su Dio, su Gesù Cristo, sul Vangelo, che nasce da una cattiva evangelizzazione. Lo rileggo: “se la tua mano ti scandalizza, tagliala; è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella geenna; se il tuo piede ti scandalizza, taglialo; è meglio per te entrare nella vita zoppo…”; quindi la cosa fondamentale è entrare nella vita: se uno rimane fuori della vita, è finito. Chiaramente Gesù utilizza un modo, un bagaglio di parole che sono di 2000 anni fa, all’interno di un gruppo di persone che vivevano a Nazareth, che non parlavano neanche l’ebraico, ma l’aramaico, per cui il suo modo di parlare va interpretato. Per questo è molto importante anche l’interpretazione che il prete dà della Parola, perché se uno assegna un significato fondamentalista, letterale alla parola, non la capisce; la parola “tagliare” significa essere spronati.

Domenica prossima si inaugura l’anno pastorale e ci saranno i bambini delle comunioni e delle cresime: si rivedranno i bambini dopo aver fatto la prima comunione e, nonostante diciate che vi è piaciuta tantissimo, molti genitori non decideranno di iscrivere il proprio figlio  alla Cresima. Se uno comincia a investire malamente su sé stesso, sulla propria famiglia, sui figli, va a finire come nella lettera di Giacomo: “avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori grida; e le proteste dei mietitori… avete consigliato sulla e terra vi siete saziati…”.  San Giacomo era un uomo un po’ esagerato, ma rende l’idea.

Per entrare nella vita, per entrare in questo anno, ci vuole un trauma; la conversione è sempre un trauma, sempre uno spezzare questo assopimento, questo imborghesimento che ci prende: non sono peccati gravi quelli che noi commettiamo, ma piano piano ci viene inoculato una specie di calmante, di valeriana che ci rende lenti.