Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo

17-11-2024 XXXIII domenica del Tempo Ordinario di don Fabio Pieroni

Mc 13,24-32

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

Parola di Dio.

Proviamo ad entrare dentro questo Vangelo, che ci può dare una chiave per capire anche le altre letture, perché sono particolarmente difficili, come quelle che ascolteremo domenica prossima e quella successiva ancora. Siamo alla fine del cosiddetto “anno liturgico” e c’è un riferimento alle cose finali, alle situazioni che avverranno alla fine della storia umana; per cui viene utilizzato un linguaggio particolare che si chiama “linguaggio apocalittico”. La parola “apocalisse” significa rivelazione, scoperta di cose nascoste e noi generalmente la colleghiamo a un significato sbagliato che è quello della catastrofe, della distruzione finale, selvaggia, mentre questa parola viene dalla lingua greca e significa “togliere un velo”. Per fare in modo che noi possiamo capire le cose ultime, quelle che stanno alla base, “le cose nascoste fin dalla fondazione del mondo” (così si esprime la scrittura), il Vangelo e la Bibbia tutta utilizza un genere letterario che è quello della apocalittica, che si serve di colori e di immagini che vanno decodificate, messe insieme e tradotte come se fosse un discorso semplice, ma bisogna fare tutto un lavoro.

In questo Vangelo si parla del sole, della luna, degli astri e delle potenze. La Bibbia dice che la creazione della luce del sole e della luna avviene nel quarto giorno, perché nel primo c’è una luce particolare che è la luce di Dio: “il quarto giorno Dio disse: ci siano luci del firmamento del cielo per distinguere il giorno dalla notte”; quindi ci sono alcuni elementi che ci aiutano a distinguere le cose dalle altre: “servano da segni per le stagioni, per i giorni, per gli anni”, cioè per regolare, danno un ordine, una perfezione al giorno con il sole e alla notte con la luna. “Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per regolare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che la cosa era buona e giusta e fu sera e fu mattina ,quarto giorno.” Ma a un certo punto succede un disastro perché il sole e la luna si oscureranno e crollerà tutto questo sistema, tutto il mondo: gli astri cadranno dal cielo e non ci si capirà più niente. Perché succede questo? Crolla tutto perché è troppo perfetto: le nostre amicizie, le nostre relazioni crollano quando noi le pensiamo troppo perfette, perché funzionano solamente se sono tali, se uno non sbaglia mai, se le cose vanno secondo le previsioni. Quando non è così, quando quella persona sbaglia con me, quando non mi dà quell’attenzione che avrebbe dovuto darmi, quando nelle nostre comunità, nei nostri laboratori c’è quello che dice una cosa spiacevole che l’altro non capisce, allora subito, siccome non è secondo le previsioni, io me ne vado, sfascio tutto. La conseguenza è che si rovina tutto, si rovina questo ambiente che è delicatissimo, così come la creazione; se noi ci mettiamo un elemento di imperfezione, crolla tutto, va tutto in crisi, in panico. Questa è una scoperta importantissima.

Io faccio spesso le preparazioni al matrimonio e chiedo cos’è importante in un matrimonio, cosa si deve garantire che ci sia in un matrimonio. La risposta che ricevo spesso è che ci sia l’affetto e la comprensione, ma non ci sarà sempre; se uno dei due sbaglia, soprattutto involontariamente o magari pure volontariamente, che succede? Questo è il punto di questa parola. Le nostre famiglie, le nostre relazioni lavorative e di amicizia vanno in crisi quando ci sono degli errori, delle cose che non sono perfette, che non sono secondo la giustizia, secondo le regole, a meno che non intervenga il Figlio dell’Uomo: ci vuole quindi un tipo di umanità che viva l’esistenza umana al modo di Dio che è la misericordia, il perdono, la logica dell’amore che è significata da Gesù sulla croce, che regge anche quando c’è un problema, se uno desidera manifestare il Figlio dell’Uomo.  Noi siamo adesso in un cantiere e voi ne fate parte: stiamo costruendo questo uomo nuovo che deve assolutamente manifestarsi nel lavoro e nelle relazioni per reggere quando le cose non vanno come noi pensavamo che sarebbero dovute andare; se succede, mandiamo tutto a quel paese? Quando un matrimonio si forma, uno deve garantire che ci sia lo Spirito del Figlio dell’Uomo, cioè questa umanità vera, che regge, che sta in piedi, che fa funzionare le cose anche quando dovessero non andare nella perfezione; comincino a funzionare non perché sono perfette, ma perché c’è l’amore di Dio nell’uomo: magari ci fosse questa nuova primavera, magari spuntassero le foglie, i primi germogli di questa umanità nuova che regge davanti all’errore, perché non esiste una relazione, una comunità, un gruppo, in cui non ci sia un errore. Se tu non reagisci facendo vedere chi sei, ma fai vedere Cristo, è una sorpresa; per questo i cristiani stanno nel mondo: per rendere testimonianza, non al fatto di reagire con violenza, mollando tutto, volendo rimanere arrabbiati, ma reagendo come Cristo, con l’amore per chi sbaglia. Magari ci succedesse questo; invece noi spesso siamo il contrario: sei da tanti anni in parrocchia e non è cambiato niente, sei rimasto il solito rompiscatole come tutti gli altri.

E’ una parola fortissima, perché le relazioni, la vita nostra non è mai perfetta è  sempre imperfetta, sempre sbagliata, ma è importante che appaia il Figlio dell’Uomo, questa sorpresa, in modo che tu hai le spalle sufficientemente larghe per caricarti di quella solitudine, di quell’ingiustizia, insieme con Cristo e Cristo insieme con te. La parola di oggi vorrebbe incoraggiarci a renderci conto che tante volte nella comunità e nel gruppo ci sono delle incomprensioni, ma non per questo dobbiamo sfasciare tutto. Su questo noi dovremmo affermare il desiderio che si manifesti in noi una collaborazione con questa nuova umanità, tenerci, perché Figlio dell’Uomo significa essere veramente uomini al modo di Dio, che è quello di Gesù Cristo, che è la misericordia, la carità, la finezza nel tratto umano.

Noi vorremmo che in voi questo sia già seminato e in molti di voi già si vedono questi germogli: “dal fico imparate questo: quando vedete i germogli, allora guardate che l’estate è vicina e rimanete fedeli alle mie parole perché queste parole non passeranno; tutto passerà ma le mie parole non passeranno”. Questa parola è Cristo e sono i cristiani. L’apocalisse non ci dice che Dio si aspetta che noi non sbagliamo, che dobbiamo scappare in un’isola deserta dove tutto funziona come in una città della Svizzera, perché tu vuoi che le cose funzionino in maniera perfetta: questo è un lager, è una caserma. Eppure è vero che è difficile accettare che gli altri sbagliano, perché noi non siamo cristiani. Abbiamo bisogno di questo Spirito e per questo veniamo in Parrocchia, per fare in modo di sorprendere il mondo; siamo chiamati a questo con la nostra umanità divinizzata dagli incontri che facciamo.