Ti benedica il Signore e ti protegga

01-01-2025 Maria SS. Madre di Dio di don Fabio Pieroni

Lc 2,16-21

In quel tempo andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.  Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.

Siamo in questo giorno bello ma anche brutto, perché gli anni passano e il futuro chissà che cosa ci riserva; per cui uno sta un po’ preoccupato. In questo momento, queste considerazioni si fanno più importanti e sono le stesse che facciamo nei nostri compleanni; tant’è vero che è il giorno o la notte dello sballo: uno si intontisce un pochino per calmare l’angoscia, per alienarsi. La Chiesa ci accoglie attraverso questa liturgia della parola che  appartiene certamente all’ultimo giorno dell’anno, ma anche all’inizio, al primo giorno dell’anno che non è solamente il primo di una serie, ma (cosa fondamentale) è la base che accompagna un cristiano.

La prima lettura è tratta dal libro dei Numeri ed è la benedizione che i sacerdoti del tempio di Gerusalemme davano sul popolo ed è la stessa che San Francesco ha copiato in un momento drammatico della sua vita: nel 1227 stava a La Verna e 2 anni dopo sarebbe morto; vive un momento di grande crisi perché non sa se il carisma che ha ricevuto da Dio lo abbia trasmesso a sufficienza, se si sia relazionato bene o male con il Cardinale che sta seguendo con grande attenzione questa realtà ed entra in crisi, sia con se stesso che con Dio, che con i fratelli. Lì scrive questa “cartula” (si chiama così), che è un foglietto minuscolo su cui da una parte c’è la benedizione e dall’altra ci sono le Lodi di Dio altissimo che poi consegnerà a frate Leone. Questa è una benedizione che lui rivolge ai suoi fratelli e alla vita che sta vivendo, perché ha superato un momento di trauma e dice: “Ti benedica il Signore e ti protegga, faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace”. Dobbiamo rileggere la prima lettura perché non l’abbiamo capita bene: “Il Signore parlò a Mosè e disse: così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò”. Innanzitutto dice “ti benedica il Signore”: quando sento questa frase sono sempre un po’ preoccupato, perchè mi chiedo se sia un augurio oppure è una realtà, perché in italiano non suona bene. Comunque io vi dico una cosa: Dio ti benedice, io sono sicuro! Questo lo dico io in nome di Dio: Dio ti benedice, a prescindere dalla lingua, che non è a volte così precisa come le lingue antiche, soprattutto il greco e il latino, che erano delle lingue potentissime. Lo ripeto: “Il Signore benedica te, e protegga te, e faccia  brillare il suo volto su di te, faccia grazie a te, rivolga il suo volto a te e conceda pace a te”! Lo ripete 6 volte, martellando questa benedizione.

Sappiamo che ogni volta che San Paolo scrive le sue lettere come prima cosa dice: “a quanti sono in Roma, diletti da Dio e santi per vocazione, grazie a voi e pace da Dio” e poi “alla chiesa di Dio che è in Corinto e a tutti i santi dell’intera Acaia grazie a voi e pace a Dio nostro Padre”; c’è una benedizione che va martellata perché in noi c’è uno schermo; questa freccia rimbalza su una corazza che è il nostro peccato, inteso non come colpa, non come volontà di chiuderci, ma come una presa di coscienza che c’è qualcosa in noi di storto che Dio deve vincere: non perché noi non vorremmo ricevere questa grazia, questa bellezza, ma perché in noi c’è questo problema. Allora dobbiamo collaborare con la grazia per cui c’è la necessità da parte di Dio di martellare, perché il bene, il bello, il vero entri dentro il nostro cuore e lo modifichi in maniera tale che noi, ogni volta che veniamo qui, a partire da questa sera, ma anche in tante celebrazioni che facciamo, un pezzettino di Cielo ci arrivi, ci tocchi; e poi va custodito, difeso, gustato, adorato, contemplato. E’ solo il bene che arriva dentro di noi attraverso lo Spirito Santo che ci trasforma internamente in figli di Dio. Questa è la prima cosa, che è quella più difficile: non c’è solamente necessità di un assenso della volontà, ma ci vuole una grazia, un miracolo, che in molti di noi è in atto. A volte si spegne e allora bisogna tornare qua, perché la nostra vita, se non è animata dalla grazia soprannaturale semplicemente muore e noi ci afflosciamo.

Questa esperienza si chiama la contemplazione, l’adorazione. Questo bene che viene comunicato, che è Dio stesso in noi, anima tutto quello che facciamo, ma è vero che noi siamo specializzati al contrario: basta un piccolo fatto che è finita, ti spegni, ti infuri, ti distruggi, ti senti escluso da Dio, dagli uomini. C’è proprio un gusto nel litigio e questo è il vero peccato. In questo senso Tolkien parla molto di questa attrazione da parte di Sauron, che lo invita a entrare nella malvagità, nella chiusura, nella tristezza, nell’amore ad essa. Per cui quando ci accorgiamo di essere attratti dal male, ci ricordiamo che Dio ci chiama a rientrare rapidamente nella benedizione; non significa che le cose ci vanno bene, che tutto è perfetto, bello e preciso. Questa è una cosa molto difficile da capire, perché non avendo la possibilità a volte di lavorarci profondamente, la predicazione della Chiesa può sembrare superficiale ed a volte dannosa; in noi, come religiosi naturali, c’è la convinzione che non siamo nulla, che siamo sgraditi al mondo intero, che c’è qualcosa di noi che non va ed è seminata in noi. Inoltre c’è il grave malinteso che il bene che noi viviamo insieme con Dio sia confermato dal fatto che le cose ci vanno secondo i piani: da questo si vede che io sto bene, che sto facendo la volontà di Dio, che tutto va a mio favore. Se invece appare una piccola o una grande croce mi domando se Dio mi sta benedicendo. E’ molto difficile effettivamente passare al cristianesimo, perché spesso la contestazione della vita, o di qualche persona, o di qualche difficoltà ci confermano quella specie di sensazione di sgradevolezza della vita, di fregatura che da un momento all’altro potrebbe coglierci.

Durante la notte di Pasqua, noi proclamiamo una lettura di Baruc che dice: “Ascolta, Israele, i comandamenti della vita… perché ti trovi in terra nemica e invecchi in terra straniera? Perché ti contamini con i cadaveri e sei è annoverato tra coloro che scendono negli inferi? Tu hai abbandonato la fonte della benedizione! Se tu avessi camminato nei sentieri di Dio, saresti vissuto sempre in pace”. Questo è quello che dobbiamo imparare: dobbiamo aiutarci perché facilmente uno viene attratto da questi gorghi che ci portano ad essere risucchiati nel torrente del male. Quindi credo che un aspetto fondamentale della nostra serata sia proprio questa benedizione che abbiamo bisogno di custodire in noi e questa sera Dio ti dice “io ti amo, sono dalla tua parte!”. C’è un mistero straordinario, una grande sorpresa che tu non hai ancora colto pienamente, però alcuni assaggi li hai avuti. Continua a credere in questo, non non è sbagliato, non è una fregatura, è una benedizione.

Ricordatevi anche quello che dice San Paolo quando benedice Dio: “Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo” e poi alla fine: “siamo stati fatti da Dio, in Gesù Cristo, per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo”. Cioè ci stanno tantissime cose che noi possiamo fare, che Dio ci indicherà di fare ed in quello noi saremo anche portatori di benedizione: non solamente riceviamo il bene, ma avremo l’occasione di farne, di essere benedizione. Ognuno di noi ha veramente queste opere che Dio ha preparato perché noi le possiamo realizzare e praticare. Questo è quello che volevo sottolinearvi: di godere del bene che noi abbiamo e di non sottovalutarlo. E’ come quando ricevi un regalo che non ti piace: quello è il tuo, prenditelo. Ecco il combattimento dell’adorazione, il combattimento della grazia: se noi non ci stiamo, se non stiamo nel gustare, nel vedere l’amore di Dio, il cristianesimo non funziona: c’è poco da fare, non è un assenso della volontà, non è una cosa razionale che tocca solamente la nostra ragione, ma deve realizzare, coinvolgere tutto il nostro corpo, anima e pneuma (lo Spirito, dice San Paolo). Con questa parola io spero di avervi aiutato a cogliere quello che Dio vuole per voi e che per voi questa sia una benedizione.