Venerdi santo

14-04-2017 Venerdì Santo di don Fabio Pieroni

Gv 18,1-19,42

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Stiamo celebrando questo momento così forte ed impressionante che è la croce e che abbiamo inaugurato attraverso questo gesto della prostrazione, perché di fronte alla croce noi non possiamo reggere, l’uomo non può reggere. Siamo qui per guardare quello che non possiamo guardare, come diceva anche il profeta Isaia: davanti a lui ci si copre il volto.Quando appare un dolore, un problema, noi chiudiamo gli occhi, non possiamo resistere a questo. Dobbiamo allora provare a capire cosa significhi e come sia possibile guardare in faccia il male senza andare in mille pezzi.

Noi sappiamo che Cristo è risorto, e noi stiamo oggi celebrando tutto questo perché Cristo è risorto. Che significa? Voi vedete che ci sono le stazioni della via crucis tutto intorno alla chiesa, l’ultima stazione qui è la XV che normalmente non c’è: la stazione della risurrezione. Quando Cristo risuscita si accende una luce. Dove si accende? Cosa illumina? Innanzitutto illumina quello che c’è dietro! La vita di Cristo nella sua passione nasconde la gloria, o meglio Cristo risorto ti dice: guarda lì, perché dentro quella mia realtà della passione, dentro quella mia esperienza c’è il segreto. Quella è la cosa più grande, la passione gloriosa così come l’ho vissuta io. Se ora noi la guardiamo, da lì non ci verrà solamente l’orrore del mistero delle tenebre, perché Cristo è entrato dentro l’impero delle tenebre. L’impero delle tenebre senza la risurrezione spadroneggia, procura confusione, intimidisce le persone, produce violenza che moltiplica violenza, ma Gesù dice: “Io sono entrato in questa realtà e l’ho modificata. Guardate meglio: adesso che sono risorto il Padre mio accende una luce che è dietro di me”.

Certamente Gesù accende una luce anche nel futuro, cioè quello che sarà quando vivremo nella Gerusalemme celeste, ma la vita risorta è dare senso alla vita cristiana, è quella vita che Gesù ha vissuto nella sua carne. Quindi nella misura in cui noi contempliamo questi quadri, questi fotogrammi, come faremo poi questa sera nella via crucis, ci viene comunicata una fecondità, un’esperienza che ha ispirato tanti artisti, tanta musica sacra, tanti atti eroici. Il male non ha potuto nascondere, frenare la gloria di Dio che si è manifestata dall’interno di quella malvagità. Questa è già una cosa fondamentale! Noi tante volte proiettiamo la risurrezione al di là della passione. No! La risurrezione ci porta a dire: Hai visto cosa mi è successo veramente? Guarda che Cristo ha esaltato quella mia esperienza. Questi sono gli unici elementi che ci possono aiutare a vivere la vita terrena in una maniera gloriosa, una vita in cui è in atto il mistero delle tenebre e dove noi dobbiamo inaugurare una novità assoluta. Questa è la vita cristiana.

Questa luce che illumina quello che Gesù ha vissuto nella sua passione in primo luogo ci parla del male. Guardando la passione, imparando a starci dentro, noi dobbiamo innanzitutto guardare il mistero del male. La prima caratteristica è che il male è dentro di noi e noi non ci vogliamo fare i conti! Quando qualcuno ci fa vedere che siamo malvagi non lo accettiamo, oppure lo neghiamo. Non ce la fai, non ce la puoi fare ad accettare il tuo male, ed invece questo è fondamentale per essere salvati. La passione di Gesù Cristo fa venire fuori il nostro malessere. C’è qualcosa che è connivente con il mistero delle tenebre, qualcosa di tremendo. Se tu guardi quella realtà, la Sua risurrezione illumina il tuo male, e questo non è la tua distruzione come noi siamo istintivamente disposti a pensare. Quindi questo è un primo punto del male: riconoscerlo per uscirne. E per uscirne ci vuole un sacco di fatica, perché la risurrezione non rende facilissimo confrontarci con il mistero delle tenebre, ma ci dà la forza, il coraggio del senso profondo di questo. Nello stesso tempo noi abbiamo nella passione di Cristo gli strumenti per poter assumere questo male quando qualcuno ce lo rovescia addosso. Un cristiano, non solamente si vede dal fatto che accetta di fare i conti con il suo male, con la sua follia, con la sua malattia, ma anche quando gli arriva un peccato di un altro, un problema, perché un cristiano ha la capacità di morire perché l’altro riceva la vita: colpiti ma non uccisi, portando sempre il morire di Gesù perché in voi si veda la vita. Questo è l’esame per vedere se in noi è attiva la risurrezione. Noi non possiamo reggere, e per questo abbiamo bisogno della formazione, sperando che piano piano in noi si metta in piedi questa forza nuova. Il male a volte è una grazia, lo dice sant’Ignazio di Antiochia: “Giunto al Colosseo, quando sarò finalmente giustiziato dall’ingiustizia romana, io sarò veramente un uomo. Lasciate che io imiti la passione del mio Dio. Io voglio portare il peso dei problemi degli altri. Ho desiderato ardentemente questo”. Questa è la vita cristiana, questi sono i rudimenti fondamentali.

Il secondo punto è il bene, cioè la capacità di perdonare, di assumere questi problemi, di esaurire dentro di se il dolore che questo male produce, come un acido. Il perdono non è una pacca sulla spalla. Perdonare significa che il male che mi hai fatto mi fa male e me lo prendo dentro, e forse per anni mi farà del male, ma lo porto con amore, perché Cristo abita in me. E poi c’è la creatività, avere una serie di iniziative: guardando la passione, un cristiano comincia ad imitare, non copiando esattamente quello che è successo a Gerusalemme, ma prendendo spunto da questo eroismo, da questa meraviglia, da questa radicalità, da questa purezza, da questa cura delle persone che si muovono intorno a Cristo, dal modo in cui Cristo reagisce, ci guarda. Togliere Cristo da una scuola, togliere il vangelo dall’educazione di una persona, togliere il vangelo da una nazione distrugge la civiltà!

Dobbiamo cercare di ragionarci un po’ su tutto questo! Ora noi faremo una lunghissima preghiera che ci farà capire che spesso noi pensiamo solo a noi stessi, perché pregheremo per la Chiesa, per i tribolati, per gli ebrei, per quelli che non conoscono Dio, per i catecumeni…. Non siamo abituati! Dopo questa preghiera ci sarà l’Adorazione della Croce e saremo condotti in questo avvicinamento alla croce per riconoscere il nostro male, imparare a portarlo sulle spalle, imparare a perdonare, imparare ad avere creatività ed iniziative straordinarie che hanno l’amore e la passione fino al sangue che Dio ha manifestato dentro l’impero delle tenebre. Lasciamo che questa realtà ci arrivi dentro.