Mt 3,13-17
In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».Oggi faremo il battesimo a questi bambini che verranno immersi nell’acqua. L’acqua è un limite, è il segno di tutto quello che impedisce all’uomo di potersi realizzare pienamente, di poter quindi amare. L’acqua è il segno della morte: chi entra non esce più, ci rimane secco là dentro, ed allora uno ha paura. Noi siamo traumatizzati dal fatto che una volta che ti arriva un rifiuto, una delusione, questo ti rimane scritto nella carne e quindi la volta successiva ci pensi due volte prima di fare l’eroe, prima di fare la persona generosa, prima di fare la persona remissiva, perché c’è chi se ne approfitta.
Il battesimo è un trauma al contrario, perché in Cristo la nostra carne può essere segnata dal fatto che si può amare, che si può dare la vita e questo fa sperimentare una grande gioia, sperimentare la vera umanità nella quale noi siamo stati pensati da Dio. Possiamo accettare i nostri limiti e i limiti che la vita ci pone, non più come creature ma come figli. Il battesimo facendoci uscire dall’acqua, partorire da questo utero, ci dà la sapienza della risurrezione, della vittoria sulla morte. Per avere questo c’è bisogno di una formazione che anticamente veniva fatta prima del battesimo. Esistevano infatti i catecumeni, cioè persone che facevano un cammino, una formazione di preparazione al battesimo. Oggi non c’è questa preparazione perché il battesimo si fa ai bambini ma, sulla fede dei genitori e dei padrini e della comunità che li accompagna, si garantisce che questi figli riceveranno una formazione permanente che consentirà loro di assimilare non solo spiritualmente, ma anche psicologicamente quello che sto dicendo. Permette quindi di coniugare l’esperienza della risurrezione con un modo di parlare, di sentire, con uno stile di umanità che dovrebbe affascinare il mondo e conquistare gli altri. Creare quindi un tipo di società che non sia basato su una ideologia.
Non si tratta infatti di “appartenere alla Chiesa Cattolica” di far cioè parte di un sistema, ma di realizzare una società basata sulla fraternità che consiste nell’aver fatto la medesima esperienza. Malgrado la nostra fragilità ci è stato comunicato anche un principio, un germe che non ci farà mai diventare Apollo o Venere, ma ci farà diventare uomini, fragili ma saggi, sapienti, misericordiosi. Questo realismo di una umanità nuova, cristiana già si vede in molti di voi. Quando noi incontriamo un cristiano non è importante che ci dica qual è la sua etichetta, perché dovrebbe conquistarci con la sua umanità, perché Cristo si è fatto carne in quella persona.