Lc 6,27-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio»La seconda lettura parla di un personaggio che si chiama Adamo; parla di 2 “Adami”: uno viene dalla terra, l’altro viene dal cielo; uno rispecchia le cose “terra terra” e l’altro le cose più alte, più grandi, più belle. San Paolo dice che esiste il primo Adamo che è un essere vivente ed il secondo che è l’ultimo Adamo, che è uno spirito che non vive solamente, ma trasmette la vita. La parola Adamo viene da “adamàh” che significa umanità, la quale è prodotta dal fango, dalla terra e dallo Spirito di Dio. Viene fuori, innanzitutto, il primo Adamo, il quale deve vivere, respirare, avere i suoi spazi, manifestare i suoi capricci, i suoi desideri, le sue sensazioni, come un animale.
Questo Adamo, però, ha la vocazione di essere trasformato per diventare definitivamente quello che era stato immaginato da Dio, cioè un essere che trasmette la vita: non che la toglie, ma che la comunica; questo è un uomo veramente realizzato. E lo scarto che c’è tra il primo, l’Adamo iniziale e l’Adamo completo, formato pienamente, è abitato dalla formazione da parte della parrocchia, della Chiesa, che ha la pretesa di prendere un uomo così com’è per trasformarlo in un essere che trasmette la vita, che ama, che comunica qualcosa agli altri, che non vive solamente per sé, non è solamente condannato a occuparsi di sé stesso; questo uomo fragile che nasce, va soccorso dallo Spirito di Dio, perché non può diventare essere vivente con le sue forze. Questo è quello che noi facciamo, per esempio in parrocchia, dove dobbiamo innanzitutto fecondare il primo Adamo che è in noi attraverso la predicazione: dentro la sua vita comincia a nascere la vita dell’ultimo Adamo, che a un certo punto comincia ad esprimersi, non solamente come qualcuno che trasmette la vita, ma lo fa nella misura in cui capisce il Vangelo, che ci dà dei parametri per renderci conto in quale misura noi stiamo crescendo o decrescendo.
Il parametro è il Vangelo: la reazione più sana al suo ascolto è arrabbiarsi, perché si parla di amare i nemici, offrire la guancia a chi ti mena, mentre è tutto l’opposto: siamo nati e cresciuti dalla cultura in cui viviamo con il paradigma che “chi mena per primo, mena 2 volte”, che “se tu vuoi far vedere chi sei, devi menare proprio forte”. Nessuno ti deve umiliare, nessuno ti deve scartare, altrimenti la pagherà, se ne accorgerà e se lo ricorderà. Siccome questo giustiziere della notte ci abita, perché deve difendere la sua vita, allora voi siete qui questa mattina, tutti intossicati da un male. È come nei film di Quentin Tarantino, in cui a un certo punto ci sta la sparatoria: tutti si guardano in cagnesco, si muove uno stecchino e si fa la strage, la distruzione totale. E’ come una Ferrari che passa da 1 a 100 in 2 secondi: io ti dico mezza parola e tu fai il pazzo, fai la distruzione convinto di avere il diritto di farla perché ti è stata prodotta un’ingiustizia .
Questa mattina io pensavo a questo Vangelo per cercare di spiegarlo e mi è venuto in mente un brano del capitolo XV del Libro dell’Esodo che dice così: “Mosè fece levare l’accampamento di Israele dal Mare Rosso ed essi avanzarono verso il deserto di Sur. Camminarono tre giorni nel deserto e non trovarono acqua. Arrivarono a Mara, ma non potevano bere le acque di Mara, perché erano amare. Per questo erano state chiamate Mara. Allora il popolo mormorò …: «Che berremo?». Egli invocò il Signore, il quale gli indicò un legno. Lo gettò nell’acqua e l’acqua divenne dolce”. Davanti a questa massa di persone che siete voi, uno più avvelenato dell’altro, uno più amaro dell’altro, Dio vi dice di prendere questo legno, cioè la sapienza della croce, di chi assorbe il male, di chi ha la capacità di caricarsi del male altrui per smorzarlo; vi dice inoltre di prendere questa sapienza e di buttarla in mezzo a questa acqua marcia in cui noi abitiamo e che è la miccia per farci esplodere come dei matti. Questo legno, questa parola, che infastidisce il nostro sistema di moltiplicazione del male e della violenza, è come una specie di polvere, di terra che ti ferma, che ti spinge a pensare che malgrado tu abbia ragione, il farti giustizia non si realizza attraverso una tua reazione, ma attraverso un amore che viene dal cielo, che è Dio in te. E se tu fossi chiamato a vivere questa esperienza? Perché questa è la verità nella quale tu sei pensato.
Mi rendo conto che la lettura del Vangelo andrebbe spiegata molto meglio di quanto io sto facendo in questo momento, ma il solo fatto che oggi voi siate venuti qua e che abbiate ascoltato questa parola forse disinnesca qualche scenata che state incubando nella vostra relazione matrimoniale: per cui andate a mangiare, quello sposta il bicchiere e l’altro vorrebbe avere una reazione da matto e invece non lo fa, perché ha sentito il vangelo. Questa parola è piuttosto scandalosa e non toglie la peccaminosità del comportamento di chi ti mena se tu porgi l’altra guancia: il peccato dell’altra persona rimane, ma è importante che cosa ci faccio col male che mi è stato fatto. Quindi ognuno di voi deve poter rispondere davanti alla sua coscienza, davanti a Dio di questa parola fastidiosa che però ci porta al bene, a un altro tipo di umanità. Oggi vediamo in televisione che tutto è deformato.
Io ricordo tantissimi anni fa che avevo la 500 ed andavamo a giocare a pallone; non c’erano le rotonde, ma gli incroci. Io ho frenato perché uno con il vespone mi ha tagliato la strada e ho fatto le mani giunte (pensa che trasformazione era già in corso nei miei riguardi) e sono andato avanti. Faceva caldo e avevo il finestrino aperto: questa persona mi ha rincorso e mi ha dato un cazzotto sulla mascella. Potevo fare una botta da matto, ma non l’ho fatta perché avevo ascoltato questa Parola. Tu oggi a pranzo salverai qualcuno dalla tua follia.