Lc 24,46-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.Bene oggi noi festeggiamo l’ascensione, Poi nella nostra parrocchia festeggiamo anche il venticinquesimo di Marco e Orietta che stanno qui davanti a me e in mezzo all’assemblea, e poi c’è questa icona dell’annunciazione. Cosa c’entra l’annunciazione?
La prima cosa da dire è che Gesù non ascende di forze proprie, ma, come diceva giustamente il Vangelo di Luca, fu portato verso il cielo, viene assunto dal Padre. Perché Gesù se ne va? E’ molto semplice: perché inizia il tempo dell’evangelizzazione. L’ascensione fa in modo che Cristo non si faccia più vedere fisicamente perché appaiano i cristiani, i cristiani che sono cristiani e i cristiani che fanno diventare cristiani gli altri.
Ecco perché c’è l’icona dell’annunciazione! Perché Luca mette nel Vangelo c’è l’annunciazione a Maria con tutto quello che comporta e negli atti degli apostoli l’annunciazione alle genti, quindi l’evangelizzazione.
Se io domandassi a qualcuno che cosa sia l’evangelizzazione, la gente non saprebbe cosa rispondere. La Chiesa stessa si è domandata che cosa fosse l’evangelizzazione e il Concilio Vaticano II ha prodotto dei documenti strepitosi. Il cristianesimo, però sono sono documenti di carta, il cristianesimo è l’incarnazione, la manifestazione concreta di quello che evidentemente una teologia può indicare. Dio ha suscitato allora dei movimenti dedicati a riscoprire cosa potesse essere l’evangelizzazione. Per tanto tempo si è confusa l’evangelizzazione con la pastorale, cioè con il lavoro che fa il pastore per portare un bambino al battesimo, alla comunione o alla cresima.
Uno dei movimenti che hanno portato avanti l’evangelizzazione è stato il Cammino Neocatecumenale, con Kiko Arguello, Carmen Hernandez e sacerdoti come Mario Pezzi. Cosa è l’evangelizzazione? E’ fare assimilare ai battezzati cosa sia il battesimo che hanno ricevuto; è quindi fare un cammino di assimilazione, di gestazione di una vita nuova che è la vita del Vangelo e questo produce un frutto che è la comunità cristiana, ed è una parrocchia fatta di comunità di comunità.
Papa Francesco dopo praticamente quarantacinque anni l’ha spiegato bene nei suoi documenti “Evangeli Gaudium” e “Amoris Laetitia”, nonostante ancora oggi la pastorale di evangelizzazione sia considerata qualcosa di “facoltativo” rispetto alla pastorale sacramentale.
Io vorrei parlare dell’evangelizzazione in due maniere: una sbagliata e una giusta. quella sbagliata è fare una teoria dell’evangelizzazione, quella corretta è raccontare cosa è successo in questi anni. Quando sono arrivato in questa parrocchia il parroco precedente mi ha lasciato un carisma che è il Cammino Neocatecumenale, e io l’ho assecondato, l’ho studiato, l’ho approfondito, non ho detto: questa cosa non l’ho fatta io, quindi chiudiamo tutto. Mi sono affacciato dentro questa realtà, ho incontrato i catechisti di questa realtà estremamente complessa, difficile da governare, sono stato aiutato da coloro che avevano portato dentro questa parrocchia il Cammino Neoatecumenale e che oggi sono qui: Franco e Annamaria con la loro equipe che vengano da sant’Ireneo.
Queste persone avevano annunciato il Vangelo ai vicini che stavano in parrocchia ma che non erano cristiani, non conoscevano la Bibbia, non sapevano cosa fosse il battesimo, cosa fosse un Kerigma, che cosa fosse la traditio, la redditio, la croce… Queste non sono cose catecumenali, sono cose della Chiesa e loro mi hanno aiutato a portare avanti qui questa esperienza attraverso Fabio e Mariangela e a tutti quanti i responsabili. Questa esperienza però non è rimasta isolata perché io l’ho governata, ci ho lavorato, abbiamo studiato, approfondito, e quindi si è creata una integrazione tanto è vero che per esempio Marco e Orietta che appartengono alla prima comunità di San Bernardo di Chiaravalle che sta qui forse da quarantacinque anni forse da quarant’anni penso quarantacinque sono tra i catechisti delle prime comunioni che mi fanno un lavoro evidentemente molto qualificato e che si sono integrati magnificamente con altri catechisti che provengono da un altro tipo di pastorale di iniziazione di evangelizzazione con i quali c’è una grande comunione.
Stiamo dentro una realtà parrocchiale dove si fanno canti che potrebbero anche non essere del Cammino Neocatecumenale, perchè nonostante uno debba custodire la sua originalità ha anche la capacità di un’osmosi, di una comunione. In questo mi ha aiutato Don Arnaldo con il quale c’è una grande comunione.
L’’evangelizzazione è una cosa molto complessa, non è solamente annunciare il Vangelo, ma è formare una comunità testimone che ha fatto un’esperienza. “Mi sarete testimoni cominciando da Gerusalemme”: la testimonianza non è un raccontare. Il Papa spesso parla del fatto che bisogna costruire una Chiesa in uscita ma ci dobbiamo preparare. Qual è il progetto, qual è il programma, che cosa proponiamo? Gli apostoli quando sono partiti sapevano bene di che si trattava perché erano stati formati da Gesù, ma non sono stati inviati subito.