Ebbe fame

06-03-2022 I domenica di Quaresima di don Fabio Pieroni

Lc 4,1-13

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Abbiamo iniziato questo tempo forte che si chiama quaresima attraverso la celebrazione del rito delle ceneri mercoledì scorso. In questo rito noi abbiamo messo al centro il segno su una realtà che ci contraddistingue: la realtà della cenere. La cenere è un segno di morte, è un segno che fa presente la fine, fa presente che tutto si logora, tutto si sgretola. Si sgretola la nostra vita fisica, la nostra fede, si sgretola anche il nostro ambiente in cui viviamo la fede, la nostra comunità il nostro laboratorio il nostro gruppo. I responsabili dei vostri laboratori devono fare i salti mortali perché uno cade da una parte e uno dall’altra, uno si offende e un altro si chiude, va in crisi… basta un nulla e rimetti tutto in discussione.

Di fronte a questa rovina che ci assedia e che è la conseguenza di questo grande mistero che è il peccato c’è un rimedio. Dio interviene in una maniera speciale attraverso non solamente la sua predicazione ma attraverso la sua formazione per cui noi non siamo solamente chiamati ad ascoltare il cosiddetto kerigma, la predicazione iniziale i dieci comandamenti. Noi siamo chiamati ad essere sinergici con questo intervento formativo permanente della Chiesa, per fare in modo che dalla cenere che potremmo essere possiamo non solamente vivere o sopravvivere come fanno le creature, ma possiamo addirittura arrivare a trasmettere la vita, diventare cioè figli di Dio. Il cristianesimo ha questa grande opportunità e allora nella quaresima è rimasta cristallizzata proprio la formazione iniziale dei cosiddetti catecumeni che poi diventano cristiani, ma questi elementi sono rimasti cristallizzati nell’anno liturgico e ogni anno noi dobbiamo riprendere i fondamentali per coniugarli in una maniera del tutto nuova, perché noi cambiamo, cambia la nostra storia, cambiano i nostri contesti, cambia anche la capacità di capire la Parola che ci viene rivolta. Quindi la Chiesa seleziona gli elementi più importanti della formazione cristiana per cui non si non si smette mai di essere formati perché altrimenti, se è vero che noi non badiamo a noi stessi, la cenere continua il suo effetto disgregativo.

La Quaresima sono quaranta giorni di lavoro che dobbiamo fare su di noi perché noi stiamo in un deserto.

La parola deserto ha nelle varie lingue ebraica, greca e latina tanti significati e quello che voglio sottolineare è il significato ebraico perché ci aiuta a capire perché Gesù viene sospinto nel deserto dallo Spirito Santo dopo essere battezzato.

In ebraico deserto si dice midbar,  mi significa no e bar viene da dabar, parola. Quindi il deserto è un luogo dove non c’è parola, dove non c’è significato. Ci sono situazioni in cui tutto è assurdo perché non c’è una parola, non c’è una logica, non c’è un logos, e noi siamo costantemente davanti a cose che non si capiscono, che non sono  giustificabili. Immaginate tutto quello che sta succedendo nel mondo, ma spesso ci sorprendiamo come tante cose si modificano repentinamente nella nostra vita, viviamo spesso delle situazioni in cui non c’è una logica.

La nostra vita è un deserto nel senso che non c’è una parola incarnata, non c’è un figlio di Dio, non ci sono i figli di Dio, non ci sono dei cristiani.

Il diavolo mette in discussione con le sue tentazioni l’identità di Gesù che è figlio di Dio: che vuol dire essere il figlio di Dio? Se tu sei figlio di Dio… ecco la prima tentazione. Adesso vediamo che è una cosa assurda chiamarla tentazione, però il Vangelo la chiama tentazione.

Allora, il vangelo dice che fu condotto dallo Spirito per quaranta giorni e non mangiò nulla, ma quando furono terminati ebbe fame.  Allora il diavolo gli disse: se tu sei figlio di Dio chiedi un po’ di pane, mica ti ho detto che devi chiedere il caviale o la sacher torte… un po’ di pane! E’ giustificato, è comprensibile che uno chieda un tozzo di pane,  eppure questa è una tentazione. Che cosa è il pane? E’ una tregua alle tensioni, alle difficoltà, alla sofferenza. E’ avere un pochino di sicurezza, un po’ di calore umano, è chiedere ragione, ma questa è una tentazione perché non è vero che chi ha ragione può andare avanti come gli pare. Molto spesso chi ha ragione sta entrando nella tentazione. Molti di noi sono convinti che il fatto di avere ragione ti abiliti a esigere un comportamento corrispondente e invece quella è una tentazione perché noi non siamo qui per essere i figli che hanno diritto alla loro incolumità, alla loro comodità, al loro comfort, non siamo chiamati ad essere i figli del pascià, ma figli di Dio.

I figli di Dio devono inventare un nuovo modo di esistere perché se tu dici: adesso basta come ti consiglia il demonio, si fa una carneficina. Dici basta e la tua casa di 50 mq comincia a diventare sempre più piccola, sempre più fastidiosa, dici basta e tua moglie o tuo marito ti diventano sempre più antipatici.  Ciascuno di noi deve imparare questo, che quando vedi una difficoltà, una inimicizia, una frizione, se tu dici basta succede un macello.  E invece tu devi rispondere come Gesù: lui crede che Dio ci sia, e che Dio attraverso quella storia lo sta amando. Nella misura in cui io entro in questo atteggiamento, il deserto fiorisce. lo dice anche Gesù nel capitolo 11 del vangelo di Luca: se voi che siete cattivi siete capaci di dare cose buone ai vostri figli quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano. E quale padre tra di voi se suo figlio gli chiede un pane gli darà una pietra e se gli chiede un uovo gli darà uno scorpione e se gli chiede un pesce gli darà un serpente?

Questo significa che io poso mettere in discussione non solamente l’esistenza di Dio, ma il fatto che Dio si prenda cura o meno di me. Se c’è da fare il digiuno, continua il digiuno, se le pietre sono pietra e non possono diventare pane, io voglio credere che  c’è una saggezza da parte di Dio che mi supera. Così uno vince il demonio. E se questo scorpione ti punge, se questo dolore ti arriva, è necessario rispondere a questo logismos del demonio, perché noi non pensiamo che sia il demonio che ci fa ragionare in questa maniera, così elementare, così giusta, così ragionevole.  Dobbiamo arricchire il nostro bagaglio di discernimento attraverso delle chiavi che sembrano chiavi di uno stupido, tanto è vero che sappiamo bene che San Paolo quando parla della Sapienza di Dio ci dice che gli uomini la considerano stolta e viceversa.

Allora la nostra vita, il nostro modo di reagire deve essere arricchito assolutamente da questo modo di pensare che non è immediatamente naturale, deve esserci consegnato da parte del figlio di Dio il quale non viene solamente a soddisfare le esigenze di base dell’uomo creaturale.

In noi c’è tanta violenza, c’è tanta delusione anche nei confronti di Dio, proprio perché noi ci aspettiamo che Dio ci ami secondo la nostra aspettativa e se non lo fa noi dubitiamo o perdiamo la fede in lui. Diciamo basta ed esplode la divisione, la  fatica, la noia, e allora lasci tutto; bastano piccole cose, perchè la tentazione del demonio ti porta a ragionamenti estremamente logici, ma il pensiero dello Spirito Santo non è logico, non ha la ragione.

Bene allora riflettiamo almeno su questa tentazione approfondendo, coniugandola con le situazioni in cui abbiamo detto basta, fate un po’ di autoanalisi perché se voi come dice Giacomo, sentite la parola che dovrebbe essere il vostro specchio e poi invece ve ne andate come se niente fosse, è tutto inutile. Dobbiamo fare un lavoro che non è facile ma che ci salva anche dalla pazzia. Tanta gente sta messa molto male anche perché per vivere la vita corrente abbiamo bisogno di un strumento straordinario che è il pensiero secondo lo Spirito Santo. Siamo dentro un lavoro di impasto costante tra la nostra fragilità e la Sapienza di Dio.