Lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime

23-03-2025 III domenica di Quaresima di don Fabio Pieroni

Lc 13,1-9

In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”»

Il Vangelo di oggi si divide in due parti fondamentali. Nella prima, Gesù racconta un evento terribile per cui Pilato ha fatto uccidere dei Galilei, i quali venivano dalla stessa regione di Gesù (cioè dalla Galilea) e precisamente da Gamla, abitata dagli Zeloti che erano dei rivoltosi. Gesù parla di questi Galilei e poi prosegue raccontando di un incidente nella piscina di Siloe, dove crolla questa torre e muoiono 18 persone, ammonendo i suoi e dicendo che se non si fossero convertiti sarebbero periti anche loro. Gesù poi continua con un altro discorso e parla di un vignaiolo che ha piantato un fico in mezzo ad una vigna, che le toglie spazio e quindi riduce il suo guadagno; nello stesso tempo, però, qualitativamente cambia la forza di questa vigna e quindi del vino che viene prodotto. Io sono andato a leggere cosa fa questa pianta piuttosto che informarmi su cosa succede in questo evento efferato in cui Pilato mescola il sangue degli animali del sacrificio con il sangue dei Galilei. Ai giorni nostri purtroppo si sente molto parlare di uccisioni, di terremoti e di altri eventi catastrofici e le persone non ne possono proprio più. Allora dovremmo domandarci che cosa fa Dio davanti a tutto questo, che cosa sta facendo, mentre altri uccidono, prevaricano, rubano, si arrabbiano. Questo per dirvi che siamo infestati dalla malvagità che cresce e ci sta sommergendo; per me non è tanto importante concentrarmi su questo problema, ma focalizzarmi sull’aspetto della piantagione. Che cosa significa questo albero? Certamente questo fico dà un frutto che è quello a cui si riferisce la scrittura quando parla della terra promessa che dà latte e miele: per il linguaggio biblico rappresentano il fico che insieme alla vigna è la pianta della qualità della terra promessa, della gioia, della libertà, del godimento della vita. Quindi questa iniziativa di Gesù di parlare del fico è importante certamente perché sta parlando di un albero che dà frutto, ma anche che all’epoca di Gesù questi potevano essere essiccati e fare da medicina, ci sono tanti libri su queste cose; una cosa che mi è piaciuta è che quando mi sono documentato un po’ per capire che cosa significasse questo albero ho letto che “innanzitutto il fico è un indicatore di maturazione del suolo, è una pianta molto sensibile alle condizioni del terreno, i contadini lo piantavano nelle vigne per monitorare la fertilità del suolo; se il fico cresceva bene, significava che anche la vigna avrebbe prosperato; poi sono segnalatori di malattie e parassiti; quindi funge da pianta sentinella, permettendo ai viticultori di intervenire tempestivamente; è ombra e protezione per il vento; è un richiamo per gli uccelli, i quali si nutrono di insetti dannosi per la vita favorendo un equilibrio ecologico; è un indicatore del suolo perché lo rende più permeabile all’acqua” e continua ancora.

Ma possiamo dire: cosa ci importa della botanica? È chiaro che io sto parlando di questo perché mentre noi approfondiamo il simbolo, capiamo meglio a che cosa si voglia riferire Gesù. Lui si sta riferendo al fatto che mentre succedono tutte queste malvagità, la Chiesa a Roma che cosa sta facendo? Fa delle cose eccezionali che non vengono sottolineate: noi abbiamo 353 parrocchie che sono una diga nei confronti di questa malvagità che arriva e le valorizziamo pochissimo, perché la parrocchia pianta degli alberi e l’albero chi è nella Bibbia? È il cristiano, sei tu: ti stiamo lavorando, zappettando, concimando, (il concime si fa con un materiale particolare) ed ogni tanto ti arriva qualche palata di concime, ti fa bene questa umiltà. Bisogna lavorarci, perché tu possa dare il frutto, che però non è solamente quello di chi mette a reddito il lavoro che facciamo, ma che qualitativamente crei all’interno, ad intra di questa vigna, una qualità che è necessaria per dare significato al dolore, a farsi carico delle ingiustizie che accadono, dell’assurdità che tanta gente vive. Effettivamente morire in 18 persone sotto una torre che cade (perché probabilmente la stanno monitorando, restaurando) non ha senso!  Di chi è la colpa? Di nessuno! Quindi è necessario cercare di dare un significato all’assurdo, perché non si può vivere senza senso. E allora la Chiesa, attraverso la parrocchia, cerca di fare in voi questo lavoro, di modo che voi diventiate da persone che hanno un’appartenenza passiva a delle persone invece che attivamente si fanno carico della grande missione che riguarda in questo caso la nostra città.

Nella città di Roma noi stiamo formando in voi questa speranza, questa capacità, questa maturità che si manifesti sia all’interno della parrocchia sia all’esterno, che cominciate a fare qualcosa di bello; molti di voi già lo fate e vivete già in una maniera alternativa, diversa da come si vive ordinariamente, perché quello che io credo è che non esiste solamente la povertà dei migranti, questi poveracci che vengono da fuori. Certamente questa è un’emergenza forte, ma l’emergenza fondamentale è che senza il Vangelo che costantemente ci viene somministrato, non viviamo: la povertà è l’essere praticamente privi delle capacità di poter affrontare l’assurdità della vita che viene costantemente prodotta dal male. Davanti a questo c’è appunto la Chiesa e qui noi stiamo vivendo in questa realtà; però è anche vero che bisognerà che voi siate più consapevoli di questo valore! Uno può dire: io sono andato a messa, ma sei dentro una visione, un progetto, una missione di Dio che è eroica. Oggi viviamo il cristianesimo nell’eroismo e sta facendo già un bene immenso nei riguardi degli altri, anche se non lo vediamo in maniera chiara; certamente c’è un effetto domino (a volte, se volete, invisibile) ma è necessario.

Per esempio, noi stamattina stiamo facendo il ritiro dei bambini della Comunione del secondo anno e non tutti pensano che sia una cosa importantissima. Il problema è che se uno non collega questo ritiro con un lavoro, che è quello del giardiniere che sta zappettando tuo figlio affinché un giorno porti frutto, allora è chiaro che non è motivato! Però oggi la liturgia ci ricorda che noi abbiamo bisogno di persone che assomiglino a questo albero e che ricordino Mosè, che è stato lavorato da Dio e che a un certo punto può avere la capacità di parlare contro il faraone che è la radice del male. La Quaresima ci sta rendendo consapevoli che quello che noi facciamo è già una cosa straordinaria: non è che cantiamo, ci scambiamo la pace, ci salutiamo e ognuno a casa sua! Questa visione è sbagliata e se uno ce l’ha è perché probabilmente io vi spiego male. Allora io stamattina ho voluto sottolineare il fatto che voi siate fieri di questa operazione che facciamo insieme e siccome non se ne parla mai (perché sembra che poi uno faccia una pubblicità al cristianesimo), almeno noi dobbiamo esserne fieri, dobbiamo sapere che invisibilmente operiamo il bene, ma anche visibilmente e assecondiamo la missione che Dio ci ha consegnato e che vuole confermarci.

Quindi rallegratevi di questo: è certo che arriveranno delle prove importanti e non stiamo parlando solamente di tentazioni come dire una parolaccia o mangiare troppa marmellata. Le tentazioni sono altro: succede una cosa assurda e allora impazzisci, a meno che tu non abbia un aiuto in Cristo, il quale è l’unico che può dare un significato all’assurdo! “Chi ci separerà dall’amore di Dio? Forse la nudità, la povertà, la spada, il pericolo, ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori”. Voglio vedere questa vittoria in te, la maturità della fede che tu hai; se la vedo, io finalmente lodo Iddio e vengo salvato dalla tua fede!

Ecco, quindi, io vi invito proprio a rileggere anche l’operazione che fa la Chiesa nella parrocchia: non è un momento ludico o rituale, ma è il segno di un grande popolo che sta dentro una consapevolezza di una missione di significato, di cultura, di spiritualità, nei riguardi degli altri. Per questo noi a nostra volta facciamo questo lavoro di approfondimento.