Gv 15, 26-27; 16, 12-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».La prima cosa che mi viene in mente ascoltandovi è pensare alle domande che vengono fatte spesso in cui vogliono sapere cosa fate di concreto al laboratorio, in comunità, se avete fatto, per esempio, la raccolta per il Mato Grosso e noi non sappiamo rispondere. La risposta è che facciamo i cristiani ed è una cosa soprannaturale, incredibile; noi vediamo che questi fratelli non sono sempre gli stessi: proclamano la parola o fanno le ammonizioni; sta crescendo un popolo, che non vive in maniera passiva, ma stanno acquisendo una consapevolezza, stanno approfondendo e stanno crescendo. Si vede la fede in questi fratelli, da come parlano, come meditano, come raccontano; si sente che c’è una spiritualità e non c’è un’ipocrisia. Questo per me è una cosa meravigliosa e lo vediamo, lo abbiamo sentito, lo abbiamo celebrato, ne siamo testimoni. Poi molti di noi ci conosciamo da tanti anni e possiamo prendere atto che c’è una crescita, una maturazione nel vivere, nell’essere cristiani. Possiamo contare le opere da cristiano, nel vivere le cose che avete visto: dalla malattia, alle relazioni, agli imprevisti, ai conflitti, ai matrimoni.
Vivere come un cristiano è una cosa assolutamente necessaria, ma per farlo è importante sapere un’importante distinzione. Nel nuovo testamento ci sono i Vangeli e poi gli Atti degli Apostoli e le lettere. Solamente l’evangelista Luca ha scritto due libri: il libro che è il Vangelo di Luca e l’altro degli Atti degli Apostoli. Nel primo racconta come lo Spirito Santo presiede alla incarnazione del verbo, cioè come Dio si fa concretezza in Gesù di Nazareth; mentre gli Atti degli Apostoli raccontano come lo Spirito Santo presiede alla incarnazione del verbo. Questo verbo non è più solamente il Cristo come individuo, come persona, come relazione col Padre, ma è una Chiesa, è una koinonia, un grembo fecondo, una comunione che cresce insieme e che trova qui un suggerimento spirituale, un sostegno, un’amicizia, una comunione, l’incontro con Dio. Lo Spirito agisce solo attraverso di noi, diversamente da come avviene nella creazione, nella quale Dio agisce partendo dal nulla: la nuova creazione, che è la redenzione, si realizza in noi solamente attraverso la nostra collaborazione. A questo proposito è importantissimo collegarci alla lettera ai Romani nella quale si parla di gemito, di chi grida, che è un una condizione fondamentale: la cosa più grave è che uno si spenga dentro e allora è importante che vieni a celebrare e valorizzare la volubilità, la tensione.
Tanti anni fa Nietzsche ha scritto un libro che si intitola “Così parlò Zarathustra”; in un passaggio molto importante, fa la differenza tra lo ubermensch, cioè il l’oltre uomo, che è quello che lui auspica possa illuminare una nuova era dell’umanità e l’ultimo uomo che è il peggio del peggio e dice: “Così parlò Zarathustra al popolo: Ahimè! Viene il tempo nel quale l’uomo non getterà più al di sopra degli uomini il dardo del suo desiderio, e la corda del suo arco più non saprà vibrare! Vi dico: bisogna ancora portare in sé un caos, per poter generare una stella danzante. Vi dico: avete ancora del caos in voi. Ahimè! Viene il tempo in cui l’uomo non potrà più generare alcuna stella. Ahimè! giunge il tempo del più spregevole tra gli uomini che non sa più disprezzare sé stesso. Guardate! Io vi mostro l’ultimo uomo. «Che cosa è amore? Che cosa è creazione? Che cosa è nostalgia? Che cosa è astro?» – così chiede l’ultimo uomo ammiccando. La terra sarà divenuta allora piccina e su di lei saltellerà l’ultimo uomo che rimpicciolisce ogni cosa”.
Noi viviamo in un mondo che ci sta togliendo la speranza e le ali, ci sta dicendo che non funziona niente; non si parla mai di Dio. In questa celebrazione noi abbiamo parlato di Dio in maniera forte attraverso il canto, la poesia, la preghiera; questo dovrebbe far esplodere in noi un bisogno di verità, di approfondimento, di bellezza che invece si sta ammalando di imborghesimento, di cinismo, di fatica, di chiusura. Io come pastore ho il compito di intercettare questo desiderio, di suscitarlo. Quando successivamente, si cerca di incanalarlo verso la verità, il rischio è che uno rimanda, dice che in questo periodo è meglio non parlare, che non si sente e passano anni; così uno si ammala veramente. La cosa difficile non è solamente intercettare, ma avere una pazienza infinita nell’aspettare chi si vuole far aiutare per arrivare alla verità. Se è vero che tutte le letture insieme con i canti, oggi ci hanno messo di fronte a questa esuberanza, questa forza, questo desiderio di cose importanti che vanno al di là delle cose mediocri e corrispondono all’altezza dei nostri più grandi desideri, questa forza va incanalata per arrivare alla verità: non è la realizzazione dei miei sogni, che sono giusti e belli, non è un teorema celeste, ma il modo in cui io posso prendere parte alla sorte e alla vita di Cristo che è la verità, la verità che è Gesù Cristo e non Gesù Cristo che è la verità. Questo sarebbe una cosa più grande di lui; la verità è quella vita che ha vissuto Gesù nella carne, illuminato, spinto e ammaestrato dallo Spirito del Padre; è un logos che è una persona incarnata, individuabile dentro il Vangelo. La presenza di Cristo comincia a vedersi quando nelle difficoltà (come diceva prima Valentina parlando della sua malattia) uno comincia a fare in modo che questa fatica abbia un posto in Cristo e Lui volentieri ci ingloba dentro questa fisionomia; allora la nostra vita comincia a emanare la verità. Dostoevskij dice: “se anche si dimostrasse che Gesù non è la verità, io preferirei Cristo alla verità; perché la verità non è un teorema, è una persona che è Dio, in Gesù Cristo”. Questa è la novità cristiana, enorme, grandiosa.
Mentre riceviamo costantemente la parola di Dio, viviamo gli incontri, i pellegrinaggi, noi dobbiamo avere la capacità di pensare secondo Dio, di riflettere sulle nostre giustissime ribellioni e spaesamenti; le cose che ci accadono sono ingiuste, assurde, sbagliate, non si possono sopportare, perché sono molto spesso superiori alle nostre forze; lì c’è da fare un lavoro grosso, pensando che c’è un senso in Cristo che noi non possiamo in questo momento cogliere; però questa è la speranza che va tenuta viva. A volte ci accorgiamo che c’è una sintonia misteriosa con il grande mistero che è Cristo risorto dalla morte. Su questo noi dobbiamo lavorare, affinché la nostra vita sia testimonianza come quella di Gesù che ha del Padre, cioè un riflettere Cristo. Questo dovrebbe essere la nostra più grande passione e non di avere ragione.
In questo monto, se uno volesse essere razionale e giusto, non potrebbe avere posto per il perdono; così come per l’umiltà. L’ha inventato Gesù Cristo, non esisteva prima; non è che deducibile dal fatto che io siccome voglio essere comprensivo, ti perdono; non è possibile farlo, è un’altra cosa, è una novità assoluta. In greco si può dire verità in modi diversi: soprattutto neos che significa l’ultimo della serie, l’ultimo cellulare, o kainos che significa inaudito, che non si è mai visto. Quando si dice che il Vangelo è il nuovo testamento, si sta parlando di una cosa nuova, che non avevamo mai vista prima. Quando questo si comincia a inaugurare in uno di noi, allora è arrivato finalmente l’incontro profondo con Cristo.
Carissimi, io sono molto contento oggi di stare qui con tutti voi e vi invito a custodire questa realtà che è fragilissima, perché basta niente che uno si insospettisce, si intristisce, si chiude. Chi è esperto dello Spirito Santo sa che esiste anche purtroppo il maligno, la bestia, (così la chiama l’Apocalisse), il demonio; Gesù dice ai suoi discepoli: “rimanete a Gerusalemme” e manteniamo quindi questo ritmo. Adesso facilmente tutto si perde perché arriva giugno, il caldo, il mare; sono tutte cose bellissime, ma dopo rischiamo di perderci. Faremo un sacco di pellegrinaggi e io ne sono molto contento. San Bernardo dice: “offri al saggio l’occasione; diventerà più saggio”; cioè se tu dai un’occasione che è quella ferita, quel peccato che subisci, quella è un’occasione per diventare più saggio e più santo.