Maria si alzò e andò in fretta

22-12-2024 IV domenica di Avvento di don Fabio Pieroni

Lc 1,39-45

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Oggi toccheremo due soli punti, perché ogni Vangelo è una miniera che ha dato in 2000 anni di storia un enorme contenuto teologico e spirituale. Inoltre sappiamo che può  essere letto a vari livelli, a vari strati: ce n’è uno più superficiale, poi c’è quello più profondo; non approfondiremo bene, perché dovremmo spiegare per quale motivo viene raccontato questo brano di Maria che va alla casa di Zaccaria, che sta a 150/180 km. da Nazareth, perché una giovane ragazza incinta, a piedi, si avventura in un viaggio così pericoloso e rimane 3 mesi lì. Nel secondo libro di Samuele si narra come c’è un collegamento tra Maria e l’arca dell’alleanza; quindi Maria che va da Elisabetta non è solamente un fatto di cronaca, ma è anche una memoria di quello che accadde tanti anni prima, per spiegare come questa figura rappresenti la ricchezza di Dio che è compendiata dentro l’arca. Questo è il primo punto.

Il secondo è il modo in cui Maria si reca a trovare Elisabetta, sua cugina: velocemente, in fretta. Questa parola non significa solamente “andare di corsa”, ma vuol dire velocemente per non tardare, perché vuole essere precisa, vuole fare le cose fatte bene. Invece il contrario di andare in fretta è fare le cose, ma con lentezza, con svogliatezza, con questa chiusura, perché vorresti fare altro. Invece San Bernardo dice che Maria stessa ha sempre avuto un atteggiamento pronto, veloce e attento, non solamente quando va da Elisabetta, ma anche quando è chiamata a rispondere all’Angelo che l’ha chiamata. In questa predica famosa dice così:” hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio… l’angelo aspetta la risposta; deve fare ritorno a Dio che l’ha inviato. Aspettiamo, o Signora… se tu acconsenti, saremo subito liberati… per la tua breve risposta dobbiamo essere rinnovati e richiamati in vita… Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano. O Vergine, da’ presto la tua risposta… Nella tua umiltà prendi audacia… Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all’assenso, il grembo al Creatore. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti batte fuori alla porta. Non sia, che mentre tu sei titubante, egli passi oltre e tu debba, dolente, ricominciare a cercare colui che ami. Alzati, corri, apri!”. Ecco, questo è importantissimo: se uno apre la porta, c’è una grande gioia; faccio un esempio: noi insieme con Don Simone, ieri siamo stati in un tempio pagano che è il campo di calcio; lì hanno le loro sciarpe, i loro vestiti liturgici, i loro inni, i loro canti e siamo stati invitati, hanno aperto le porte, grazie ad un nostro parrocchiano (Davide). Ci aspettavano i bambini, i ragazzini del calcio, e abbiamo potuto dire qualcosa di cristiano: erano tutti contenti. Inoltre, ci sono stati gli allenatori che ci hanno aspettato in una saletta dove abbiamo festeggiato tutti insieme: almeno per un momento è stato Natale! E’ un momento in cui si apre la porta, uno si apre al Vangelo, ha questo atteggiamento di fiducia che ci sia qualcosa di bello: e allora succede questo incanto, questo miracolo. Io penso che rimarrà, però questo dipende da una persona: se quella persona, Davide, non ci avesse pensato ad aprirci, che sarebbe stato possibile, che ci avrebbe pensato lui, non ci sarebbe stata quest’apertura.

Io ricordo due cose riguardo a tutto questo discorso: quando ero bambino, io ero chierichetto, ci si metteva un vestito rosso più uno bianco; la suora che mi stimava tanto, un giorno mi chiese di fare il chierichetto perché veniva il Vescovo e aveva pensato a me per questo importante compito; io ho detto: “no, non mi va!”. Ricordo ancora l’espressione di questa donna, che si è addolorata profondamente. Poi sono comunque andato, però lei è rimasta turbata da questa mia chiusura. Quindi io vorrei che voi ascoltiate l’angelo che vi sta accanto e che vi dice di aprirvi a qualcosa di nuovo, che non siano le nostre rivendicazioni, le nostre rappresaglie e la nostra malinconia. Apriamoci a qualcosa di diverso, anche se ormai non credi più a nulla, non sei più come un bambino. Apriti! Abbiamo fatto due cose meravigliose insieme: la prima è stata il concerto, venerdì; alcuni son venuti e sono rimasti contenti. La seconda, sabato, è stata la recita dei bambini ed è stata bella pure quella. Ecco, apriti!

Ricordo invece un altro fatto: una volta io andai a parlare con un prete con cui mi confidavo, Padre Romano Fucini (era estate), il quale mi disse di tornare a settembre per un ritiro che si sarebbe svolto agli Altipiani di Arcinazzo nel 1979 e mi disse: lì, ti apparirà il Signore. Io andai e diedero da leggere alcuni brani biblici; uno di questi era la lettera agli Ebrei al capitolo 10 che abbiamo letto oggi, in cui si dice: “tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco io vengo… per fare o Dio la tua volontà” ed ho deciso di entrare in seminario! Dopo aver detto della mia decisione, mi hanno mandato a parlare con il Cardinale che allora era Poletti e poi entrai. Da quella lettura è nata la mia vocazione; figuratevi quanto è pericolosa quella lettura, non la leggete.

Noi andiamo verso una sorpresa: Dio ci ama e ci sta aprendo questa grande arca, questa sorgente di ricchezza, di bene, di bello, di vittoria, di risurrezione anche dalle nostre morti, che ci opprimono. Si apre adesso un tempo nuovo: ci sarà la veglia della notte, il 25, le messe festive e poi il tempo di Natale; ci sono tante cose da scoprire, perché la nostra umanità, se si priva di questa sorgente che è Cristo, che è il modo di essere uomo secondo Dio, si inaridisce, si blocca, si chiude, diventa velenosa e malata. E allora è una grande grazia che oggi voi siate qua: non c’è un altro farmaco, non c’è un’altra spiritualità che possa far fiorire la natura umana come Gesù ha fatto nella sua vita, per parteciparla a tutti noi. Quindi avanti così; e la speranza è che qualcuno di voi si converta, si riconcili, dica di “sì”, amen, di fretta, seriamente, voglia fare bene, un atto evangelico, qualcosa che assomigli a quello che ha fatto Maria nei confronti di Elisabetta.