Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello

05-03-2025 Mercoledì delle Ceneri di don Fabio Pieroni

Mt 6,1-6.16-18

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».  

Cercherò di aiutarvi a vivere questa celebrazione che segna il segmento più importante dell’anno liturgico, dato che inizia la Quaresima: sono 40 giorni che culminano nella Settimana Santa e poi nel triduo pasquale, che a sua volta apre un altro tempo forte che si chiama la cinquantina pasquale, che culmina con la celebrazione della Pentecoste. Ora noi stiamo scoprendo che queste non sono feste rituali, cioè un rito che uno fa per tradizione: c’è la Pasqua e mangiamo le uova. C’è spesso solamente questa intelligenza estremamente superficiale che non è legata alla cattiva volontà dei fedeli, ma ad una predicazione che, almeno qua, noi stiamo cercando di migliorare.

Questa celebrazione dà inizio ad un tempo importantissimo per la nostra vita, perché abbiamo bisogno di ricevere delle grazie, dei doni che sono assolutamente necessari per portare avanti la nostra missione: ognuno di noi ha la sua, che sta scoprendo e che deve però vivere con gioia, non solo subìre quello che vive; allora abbiamo iniziato con il segno della cenere, che è molto brutale perché ti dice che alla fine rimane un “mucchietto d’ossa”. Con questo ti arriva una notizia tremenda, perché noi siamo abituati o alle fake news oppure al politically correct; quando invece qualcuno utilizza un vocabolario molto schietto, duro e vero, noi perdiamo un po’ il controllo. La cenere è un brutto segno, perché è quello che rimane di qualcosa che è stato bruciato, che ha azzerato la realtà di quella cosa che si è bruciata; ci dice che l’esistenza umana è caratterizzata da questa ombra che ci insegue che si chiama la morte: la mia e la tua, perché tutto muore. Siamo abitati dalla morte che ci scava e che ci dice che la nostra vita finisce. “Anche il sole e le stelle si spegneranno” (dice l’Apocalisse), tutto finirà; prendere coscienza di questa realtà per noi è molto difficile e traumatico, e ci giochiamo sopra. Invece la Quaresima è un momento da adulto: gli adulti mettono i piedi per terra quando ci sono degli eventi che ci ridimensionano, che ci fanno comprendere che stiamo in caduta libera, perché poi non è che arriva papà e mette tutte le cose a posto, non è che “arrivano i nostri” e ci salvano, ma ci aspetta questa realtà.

La cenere ci viene messa proprio in testa per evidenziare che devi metterti in testa di fare i conti con questa realtà ed è il problema che affligge tutti noi: chi più, chi meno ne ha consapevolezza. Questa sera la Chiesa vuole che noi prendiamo fortemente coscienza di questo, che ci provoca una ribellione (spero) e ci fa dire che non può essere e chiedere perché è così.

E se noi ti dicessimo che c’è un modo di vivere che non muore, che non può morire, che c’è qualcosa sfugge alla morte?

Allora uno pensa che se esiste una cosa del genere, assolutamente la vuole. Nella Chiesa antica prendere coscienza del fatto che esiste una vita che non muore, che ci sono delle persone che possono agganciarsi a questa vita e vincere la morte faceva parte di un percorso che si chiamava pre-catecumenato e che quindi fa esplodere una domanda di vita: vuoi davvero la vita che non muore? Bene, iniziamo un cammino che si chiama catecumenato.

La Quaresima nasce come memoria delle tappe fondamentali che hanno alimentato la formazione di un cristiano che non è solamente intellettuale, ma un consolidamento del nostro esistere che sia sostenuto proprio dall’esperienza di Dio che vive in noi.

La Quaresima per molti è solamente il tempo austero in cui uno non mangia più il cioccolato, deve digiunare e deve soffrire: più soffri e più sei contento, perché se Dio vede che tu digiuni e che stai male, è contento e alla fine ti ricompenserà. Adesso non è facile spiegare che questa è una stupidaggine, perché è chiaro che noi possiamo vivere (come molti di noi hanno vissuto e a volte tornano a vivere) il cristianesimo come una religiosità naturale che è caratterizzata dalle performance: più sono difficili, più risultano meritevoli davanti a Dio che poi gli fa andare le cose bene. Si può vivere la Quaresima facendo i fioretti, facendo in modo che io non mangio quelle cose, non dico quelle altre, così che Dio mi premierà.

Questo non è cristianesimo, anche se alcuni lo vivono così da sempre: ti annuncio che è tutto sbagliato, probabilmente per via delle catechesi che hai ricevuto o le hai capite male. La Quaresima consiste nell’approfondire alcune tappe della presenza di Dio che sono la sintesi di quel cammino iniziatico che dovrebbe portarci alla Pasqua, che è un grande appuntamento che ci aspetta e noi dobbiamo essere preparati, per fare in modo che ci arriviamo pronti, ci riconosciamo.

Durante questi 40 giorni vivremo delle celebrazioni, delle domeniche, dei Vangeli; tutto questo sarà una preparazione per arrivare ad essere pronti all’appuntamento della Pasqua. In un modo sintetico, vi dico che il Triduo Pasquale dà inizio alla Pasqua vera e propria con il Giovedì Santo e la lavanda dei piedi, poi si prolunga il giorno seguente in un momento forte che si chiama lo svelamento della Croce che avviene durante la celebrazione del Venerdì Santo: questo è il grande appuntamento, perché quando viene svelata la Croce, viene rivelato il volto di un crocifisso, di una persona che ha fallito, che sta soffrendo. Allora, ci sono persone che si saranno preparate per la Pasqua e quando vedono questo volto, i conti tornano; per altri no e pensano che la vita sia una fregatura, che glielo potevano dire prima che andava a finire male.

Nella vita ci accadono dei momenti in cui si presenta questo volto perdente; ma in realtà non è tanto il volto di una persona che ha fallito, ma di una persona che ha amato: nessuna persona che ama va a finire bene, nessuna persona che si compromette, che si dona, che si coinvolge, che si spende va a finire bene, perché si tratta di dare la vita ed in questo sta la cosa più grande. Allora, se io e te siamo animati da uno spirito che vuole assolutamente evitare questo, evitare l’amore, evitare le sofferenze, la fatica, le difficoltà, le scocciature, se questa è la vita che viviamo, è una vita che muore. E’ nulla, sporca gli altri, è cenere, è insoddisfazione piena e per sfuggire poi alla insoddisfazione, diventi più insoddisfatto. C’è una sola via che ti porta alla perfetta letizia, all’amore vivo che ti consente di sperimentare che stai generando qualcosa negli altri ed è la vita di Gesù Cristo, il quale ha vissuto fino in fondo l’amore per questo Dio, e ha detto che questo non può morire, questo risorgerà, questo è vita eterna. Questa è la pienezza ed è per te e per me.

Quindi noi in questo tempo della Quaresima faremo un lavoro proprio per allenare il nostro modo di pensare (questa è la preghiera), il modo di sentire con il cuore, il modo di agire; c’è tutto un modo in cui la Chiesa deve aiutarci a connetterci, a convertire la nostra sensibilità, i nostri obiettivi, le nostre modalità. Nella misura in cui crescono, ci ritroveremo in sintonia con questo volto, lo riconosceremo, vedremo noi in Lui e diremo che è proprio quello che cercavamo. Una Quaresima e una preparazione fatta bene produce questo incontro.

Qua c’è un grande malinteso, cioè che la tua felicità, la tua pienezza, la tua soddisfazione coincida con l’affermazione del tuo io, con la tua solitudine, con la tua autoreferenzialità; questo non può portarti alla gioia, alla comunione con gli altri, è impossibile. L’unico modo di vivere umanamente possibile è quello che ha inaugurato Gesù Cristo come figlio, il quale ci ha dato la possibilità di poter partecipare a questo modo di esistere attraverso il lavoro che la Chiesa fa in noi. E allora quando ti capiterà di dover fare i conti con la comunione del tuo gruppo, con il perdono che dovrai dare nei riguardi di qualcuno, ritroverai questo volto, che viene descritto dal profeta Isaia: “non ha apparenza, né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per trovare in lui diletto: disprezzato, rifiuto degli uomini, uomo dei dolori che conosce il partire, uno di fronte al quale ci si scopre la faccia”. Uno dice che non lo vuole vedere, non lo vuole svelare, è estraneo. Pilato dice: “via via, crocifiggilo!” E i Giudei non vogliono avere a che fare con lui. Quando io entro in un tipo di crescita della mia umanità che vive l’amore fino in fondo, avremo un senso anche di soddisfazione, perché sentiamo il gusto della vita che Gesù Cristo ci ha dato. In questo sta la preparazione della Quaresima: poter vivere in Cristo.

Io vi ho preparato un piccolo regalino; spesso io preparo per voi dei santini; lo scorso anno c’era il Giordano e quest’anno c’è questo quadro in cui c’è l’oro e il nero di Alberto Burri. Io l’ho intitolato: “morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello”; è un pezzettino del famoso canto che si intitola “Alla vittima pasquale”. C’è un duello anche in me, anche in te, nel mondo, dappertutto e questo combattimento è già stato concluso da Gesù Cristo e la vita di Dio ha prevalso; per questo noi possiamo sperare di vivere fino in fondo. Dietro questa immagine ci sono tutti gli appuntamenti della Settimana Santa, mentre invece quelli della Quaresima sono in un altro foglietto e sono tantissimi, ci sono molte grazie. Ci sarà la possibilità di ascoltare una conferenza sulla Sacra Sindone, verrà un’archeologa che ci spiegherà come è stato realizzato il restauro del Santo Sepolcro a Gerusalemme e tantissimi altri che sono assolutamente necessari, altrimenti in noi pian piano quell’inchiostro nero tracima, ci uccide, ci ammazza. Noi, come al solito, possiamo dimenticarci di Lui, ma Lui non si dimentica mai di noi, è attenzionato.

Poi ci sarà un quaderno in cui c’è l’immagine dello stesso quadro, ma dietro c’è il volto di Cristo. Alla fine della Pasqua uno dovrebbe riconoscere che il volto di Cristo parla pure di me, non solamente di sé stesso. Dante Alighieri nella sua Divina Commedia dice che ad un certo punto, quando Dio appare e lui finalmente vede il suo volto, vede sé stesso e gioisce, è diventato Dio nell’amore. Molti di noi già vivono così e dovreste gioire, rallegrarvi. Ci sono delle occasioni in cui ti aspetta di salire su questa croce, con piccole o grandi difficoltà, ma questo non muore mai, non muore più; anche fisicamente la Chiesa è convinta che certo il nostro corpo morirà come un guscio che si butta, ma noi vivremo eternamente, perché vince e vive l’amore. Questo amore vince la morte e genera la vita. Chi incontra l’amore di Dio avverte questa scossa di vita che è necessaria per tutti noi che stiamo sotto a un treno, perché tutto perisce.

Siamo in un momento in cui viviamo nella barbarie, non ci sono punti di riferimento: noi abbiamo un po’ la Parrocchia. Sentiamo tante fake news, è tutto basato sulla pancia: è vero quello che mi sta simpatico, è falso quello che mi sta antipatico; non approfondiamo nulla, non abbiamo le fonti, siamo per questo motivo molto frustrati e arrabbiati. Per questo è necessario che la Chiesa ci insegni a convertirci attraverso la preghiera, il digiuno e l’elemosina, che è un modo di pensare, di agire, di sentire, che deve essere guidato dal gruppo a cui apparteniamo.

La Chiesa non crede allo spontaneismo, alla pulsione cieca e non ci crede neanche la psicoanalisi: questa nostra coscienza va esercitata secondo la verità, che non è un teorema celeste, ma è una persona, è il Cristo risorto che abita nella sua Chiesa. Noi come preti cerchiamo di rappresentarvi questo (come si dice San Paolo) “dal vivo”, nella sua bellezza, nella sua forza, nel suo fascino. Nella misura in cui noi lo contempliamo, ci salva, perché noi siamo tutti delle bestie, siamo pericolosi, possiamo distruggere tutto; siamo polvere, cenere, il nulla, la bruttezza. Devi stare attento ed io pure, perché questo è ciò che possiamo diventare. Ma Dio, come la prima volta, che ha preso questo fango, ci ha soffiato sopra ed è diventato un essere vivente, così può prendere la nostra realtà di oggi (la mia e la tua) e può soffiarci, affinché impersoniamo, incarniamo il Cristo che patisce grazie all’amore che vuole dimostrare agli altri: questa è la gloria. Questo uomo è glorioso, non sarà mai morto. È questo che Dio ha risorto. Non gli ha disinfettato le ferite. La risurrezione non è questo ed è questa la verità. Questo meriti tu, questo è il tuo trono, è questo che tu vivrai.

Iniziamo la Quaresima con questo lavoro: per Israele i 40 giorni sono come i 40 mesi della gestazione in noi nella sua vita. Rallegriamoci perché ci saranno tante occasioni, tanti appuntamenti di cose molto belle, perché in noi facilmente recidiva la cenere, il tuo modo di essere imbecille, infastidito di tutto, non credi nulla, diventi un cinico; abbi paura di questo, perché genera la morte, lo schifo e noi dobbiamo odiarlo. Non possiamo assuefarci al sorrisetto che vede le cose che non vanno e dice che ci può stare… non ci può stare niente!  chiedi perdono, ti devi confessare e ricominciamo tutti insieme; ma non è possibile lasciarsi andare in questa maniera. La insoddisfazione nasce dal fatto che tu non ami nessuno, ami solamente te stessa, te stesso, gli affari tuoi, i tuoi pensieri, le tue serie tv. Fa schifo questa vita che vivi e devi avvertirne lo schifo. Questo è lo Spirito Santo che odia il male ed ama le cose belle. Io spero che questa scuola che noi vivremo poi la annoteremo sul quadernino che vi consegnerò.