Si cinse i fianchi

01-05-2022 III domenica di Pasqua di don Fabio Pieroni

Gv 21,1-19

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

La prima cosa da dire è che le due scene che noi abbiamo ascoltato ci parlano innanzi tutto di questi sette discepoli che sono tornati in Galilea. Sono gli apostoli, non sono più dodici, ma sono diventati sette. Tornano a pescare, hanno visto Gesù risorto ma se ne tornano in Galilea, a duecentocinquanta chilometri da Gerusalemme, e vanno lì a pescare, cioè rientrano nella loro vita precedente.

Mentre però stanno pescando con insuccesso, c’è qualcuno che li chiama, si informa su che cosa stiano facendo, e come stia andando la loro pesca, il loro lavoro. Questi rispondono che le cose non vanno bene, riconoscono di essere in difficoltà e accettano di colloquiare con questo sconosciuto, il quale dopo questa ammissione di insuccesso rilancia il suo discorso, pretendendo di insegnare loro come pescare. Questo sconosciuto si trova sulla riva, una riva che loro non vedono perché stanno lontani forse trecento metri, ed è buio, è notte. Alla sua domanda rispondono solamente di no: non abbiamo preso quasi nulla, e allora questo tizio gli dice: gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete.

Lo fanno e si rendono conto che stanno pescando tantissimo pesce. Allora Giovanni, o meglio il discepolo che lui amava, dice a Pietro: guarda che è il Signore! Appena ebbe udito che era il Signore, Pietro si cinse i fianchi con la sopravveste.

Qui c’è un gioco di parole un po’ contraddittorio, si cinse i fianchi con la sopravveste perché era spogliato: è importantissima questa cosa perché la parola cingere, in greco zonomai viene utilizzata solamente in un’altra occasione in tutto il Nuovo Testamento. La prima volta è sempre in Giovanni, capitolo tredici, durante la lavanda dei piedi ed era un gesto che Pietro aveva rifiutato, era un gesto che faceva presente una modalità. Era come dire: non voglio perdere tempo, non sono d’accordo su questo, io non sono d’accordo a perdere tempo con la gente che non ti capisce, non sono d’accordo ad avere pazienza con le persone, non sono d’accordo a morire per queste stupidaggini. Sono disposto a morire! E’ vero perché il tradimento di Pietro non è un tradimento di vigliaccheria, questo è un tradimento proprio di comunione sulla modalità. Pietro sta dicendo:  se il Signore deve entrate nella storia come un bambino di Betlemme oppure come il servo di Jahvè, io non ci sto. Se io devo entrare dentro le problematiche sempre perdendo “pizze in faccia”, non essendo riconosciuto per quello che faccio e dovendo passare sempre attraverso la via complicata, difficile, piena di problemi, io non ci sto! Se devo entrare nelle difficoltà, cercando di sminarle con l’atteggiamento innovativo del servo di Jahvè, che è quello che si cinge i fianchi, io non ci sto!

Invece adesso ci sta! Si butta dentro questa acqua e incontra Gesù!

Questo è il primo segno.

Gesù poi gli fa alcune domande, ma la cosa importante da sottolineare è che Gesù gli dice sempre: pasci le mie pecorelle, pasci le mie pecorelle, pasci le mie pecorelle! Qui qua  c’è un primo livello di comprensione, che è quello personale, cioè di chi torna in Galilea e pesca un pochino meglio di prima, perché prima era solo, adesso c’è il Signore che lo aiuta . Anche voi quando venite a parlare con me o sentite una catechesi, ascoltate Gesù che parla dall’altra riva, e ti dice che tu peschi, vivi a modo tuo. A volte ti viene indicato un modo di affrontare le cose al modo di Gesù: fai così, lanciati in quello!

Questo non avviene sistematicamente, ma ci sono a volte delle scelte di campo importanti da fare, ci sono delle persone che questo lo fanno, altri no. Non si tratta però solamente di fare certe cose, ma di farle in una modalità che è quella di chi si cinge i fianchi per lavare i piedi, cioè una modalità perdente, una modalità che è molto difficile, che è quella del servo di Jahvè. Non si tratta cioè solamente di darsi da fare per gli altri, perché questo si può fare con un efficientismo, con una pretesa. Qui non si tratta solamente di avere un obiettivo di realizzare, ma di realizzarlo attraverso una modalità.

Si cinse i fianchi”: questo cingolo è un segno simbolico importantissimo per Giovanni, ma anche per il cristianesimo. Se si perde questa modalità, si possono perseguire dei fini anche buoni utilizzando un modo violento di far entrare nella fede altre persone, attraverso la catechesi, attraverso la minaccia. Non si può agire così, Cristo non è questo, si rischia di rovinare tutto, si rischia di mettere a fuoco le cose di Dio, le opere di Dio, dimenticando il Dio di queste cose. Si arriva a realizzare le cose di Dio, ma in una forma che è antievangelica.

Gesù risorto ci parla e attraverso la predicazione a volte ti indica delle cose speciali da fare in una certa maniera. Per entrare e rimanere nella vita risorta bisogna avere questo contatto in cui uno ammette: no non sto pescando in una maniera adeguata, non sto rendendo felice mio marito, mia moglie in una maniera adeguata, riconosco questo. “Avete preso nulla?”. No! Abbi il coraggio di dirlo!

Gesù gli parla, loro si fidano, prendono questi pesci, quindi questo a livello personale è importantissimo. Ma c’è un livello molto più importante di comprensione ed è quello della Chiesa perché tutti voi adesso, carissimi, non è che tornate a casa, leggete il Vangelo, e lo applicate alla vostra vita personale di modo che uno è poi uno più facilitato nell’applicare certi principi alla vita personale. Qui si sta parlando anche della Chiesa, siete voi la Chiesa. Quando si parla di Pietro e degli apostoli, si parla di una comunità che si stava sfaldando; erano in sette, gli altri avevano lasciato il laboratorio, la comunità, il gruppo. Tu sei la comunità, questa è la cosa più importante. Pietro si rende conto che non è più chiamato a vivere individualmente, in persona di se stesso, è parte ormai di un progetto che Gesù lo chiama a sposare, a condividere, perché ne diventi corresponsabile insieme con Cristo. Ecco perché gli dice pasci i miei agnelli. Non gli sta solamente perdonando il peccato, non è questo il punto.  Noi dobbiamo costruire questa cosa impressionante che è la Chiesa: pasci le mie pecorelle! Dobbiamo stare insieme!

Come abbiamo detto, Pietro non era un vigliacco, anche perché nella prima lettura degli Atti degli Apostoli Pietro parlando al Sommo Sacerdote dice: dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che a te, e quello lo fa flagellare. Pietro aveva pure una spada quando stavano nel Getsemani. Non era un vigliacco, ma non era d’accordo su ciò che stava facendo Gesù. Quindi c’è un modo di essere Chiesa è molto fragile, siamo tutti dentro una società che ci mangia e vorremmo avere più certezze. Dobbiamo renderci conto che questa parola non è solamente per me che dopo aver sentito l’omelia mi sbrigo meglio qualche problemino personale. Questo certamente può essere vero, ma non è  l’ultima lettura. L’ultima lettura è quella di chi capisce che è coinvolto in un’opera che non pensava di dover costruire, che è la Chiesa. Questo sta succedendo a voi, siete voi questa gente che viene chiamata dall’altra riva, siete voi questa gente che deve fare i conti con la corresponsabilità di portare questi pesci, di radunare la gente che sta dentro il mare oscuro, siete voi queste persone, siete pescatori di uomini, di gente che vive come pesci.

Un uomo non può vivere nell’acqua, ci sta male! Tirami fuori! Chi è che mi tira fuori da questo abisso per farmi partecipare alla vita divina con Cristo che mi da questo pesce arrostito sulla riva? Questo sei tu, sono io, siamo noi che facciamo parte di questa realtà che è la Chiesa: Ecco perché questo Vangelo ha due livelli. Sono tutt’e due importanti ma il livello più importante è questo secondo che vi ho descritto, sul quale noi dobbiamo pensarci seriamente, perché ci accade proprio questa cosa meravigliosa di essere parte di una operazione così importante davanti a Cristo e davanti agli uomini