Lc 2,16-21
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.Questo giorno è un giorno particolare perché la tradizione popolare ci porta a viverlo come momento di festa che però è una festa che ha un lato sinistro nel senso che coi botti uno cerca di dimenticare, di alienarsi per non pensare a qualcosa che è fondamentale: il senso della nostra vita che passa. Siccome passa, muore, finisce e uno fa un bilancio, avverte un senso di angoscia e quindi tenderebbe a non affrontare questa domanda che la vita ci fa.
Il tema dell’ essere chiamati a rispondere al senso della vita è presente costantemente anche in modo implicito. Faccio due esempi molto concreti con due film che non sono cristiani ma possono essere evidentemente letti da un cristiano.
Il primo è questa serie che ha fatto Zerocalcare: sono sei episodi e alla fine c’è questa domanda sul senso della vita. C’è sempre questa domanda in tutto quello che lui fa, scherzando, ridendo, piangendo. Anche nel film di Sorrentino “La mano di Dio” si cerca di capire come uno possa smettere di alienarsi, di fuggire e di entrare nella realtà.
Quante volte nella nostra vita ci chiediamo: ma chi me lo fa fare, ma chi me l’ha fatto fare, ma era questa la scelta giusta…e spesso questo noi lo facciamo quando stiamo davanti a un problema, quando dobbiamo affrontare una delusione.
Ecco, questa liturgia esordisce attraverso la famosa benedizione che è tratta dal libro dei numeri e che san Francesco ha diciamo divulgato presso i cristiani in una maniera incredibile. E’ una storia particolare questa della benedizione di San Francesco: noi sappiamo che lui scrisse questa benedizione, copiandola evidentemente dalla Scrittura, o meglio dalla tradizione benedettina, per riconciliarsi con frate Leone e tutti i suoi fratelli quando stava in un momento di grandissima crisi a La Verna. Prima scrive le Lodi del Dio Altissimo, e questa esperienza profonda di Dio lo porta alla comunione alla nuova comunione con i suoi fratelli.
Ma questa benedizione precede enormemente San Francesco, perché addirittura gli stessi ebrei l’hanno copiata dagli egiziani. C’è infatti una scritta in geroglifico che dice così: Il Dio grande ti mostrerà il suo favore, il volto del Dio grande sarà buono nei tuoi confronti, il grande Dio ti darà pane puro con le sue due mani. Questo è scritto dentro una piramide ed è una benedizione del sacerdote.
In ebraico è scritto così : Adonai (il Signore) sia costantemente benevolo nei tuoi confronti e si prenda cura di te, ti mostri il suo favore e ti introduca nell’intimità della comunione con lui, ti sorrida e ti stabilisca saldamente nella prosperità e nella pace.
In questo momento la Chiesa ha pensato di pronunciare questa benedizione su di voi. Purtroppo in italiano la traduzione non funziona, perché dire “ti benedica il fa pensare che ci sia una condizione: quando mi benedirà? Sembra un tempo verbale che ci porta a un condizionale: ti benedica il Signore se… c’è ma è un augurio o una benedizione?
Si parla invece di una benedizione che si fa adesso qui, per me. Il Signore ti benedice! Il Signore ti sorride!
Ma non significa solo questo. Dice il testo: ti benedica il Signore e ti protegga e così porranno il mio nome sugli israeliti.
Questa benedizione evidentemente è per gli israeliti, ma per noi che vuol dire? Questa benedizione evidentemente vuol dire che il nome di Dio con il quale siamo benedetti è Gesù Cristo e adesso vi spiego che cosa significa essere benedetti. Noi siamo stati chiamati a poter vivere questa vita nella condizione di chi sperimenta una relazione filiale col Padre, con Dio nostro Padre, come l’ha vissuta Gesù. La Chiesa, che è nostra madre, ci introduce dentro questa relazione con Cristo che ci permette di condividere la sua vita nei riguardi del Padre, ricevendone i segnali, le indicazioni e vivere così la vita cristiana.
La vita cristiana è la benedizione nella quale tutti noi siamo entrati, è una benedizione che noi dobbiamo fortificare, consolidare, approfondire, perché se noi ne usciamo, se usciamo da questa benedizione, c’è una maledizione, c’è il nulla.
E’ evidente che la benedizione non risolve, non spiega tutti i problemi che noi viviamo, però ci aiuta a cogliere il senso di alcune e nello stesso tempo ci aiuta a sperare che anche quello che non capiamo, siccome lo viviamo in Cristo, lo capiremo più avanti. Quindi questa benedizione fondamentalmente è questo: tu stai cercando di essere cristiano, di vivere dentro questa realtà, di ascoltare questa parola? Bene, tu sei nella vita e Dio ti benedice, ti conferma: vai avanti così! Anche se la tua vita è difficile! Questo è il vero profondo senso della tua vita. Lo dovrai approfondire, lo dovrai purificare, lo dovrai condividere meglio con i tuoi fratelli, ma non uscire più da questa realtà perché questo è la benedizione: vivere dentro una vita che abbia un senso, una vita che consiste nel dare vita, una vita che ti consente di trasmettere vita nel dono della tua, perché ne avverti anche un accrescimento di valore, di forza, perché vivendo nella relazione col Signore Gesù tutto acquista un’altra chiave, acquista un altro sapore, un’altra profondità.
San Paolo dice: il Signore vi ha benedetti perché vi dà la possibilità di condividere la vita che ha vissuto Gesù sulla terra.
Non c’è un’altra benedizione. Noi pensiamo che essere benedetti porti come conseguenza il fatto di non avere più problemi, difficoltà. Questo non è vero! Dio ci darà la forza di entrare in tante cose difficilissime perché la vita è disordinata, complessa, difficile e noi ci portiamo dentro tante paure, ma in Cristo che vive in te, tu vivi questa tua esistenza.
Stiamo vivendo un tempo di angoscia, di incertezza, nella povertà di un tipo di civiltà che ci sta fortemente deludendo, una civiltà che attribuiva alla scienza, alla politica, alla medicina e a tante altre scienze autorevolezza, sicurezza e quindi siamo sconcertati, siamo delusi, arrabbiati, a volte proprio incattiviti. Quindi dobbiamo stare attenti e vivere in Cristo questo tempo, che è lungo e che non sappiamo quanto ancora si prolungherà. Non si può però vivere in Cristo da soli, si può vivere in Cristo solamente attraverso un percorso che il Signore ci ha indicato e che ci consente di rimanere in Lui. Io personalmente come faccio a rimanere cristiano? Dio m’ha dato questa gente che siete voi e voi mi obbligate ad essere cristiano a rimanere cristiano, mi obbligate proprio perché sarebbe impossibile starvi appresso, cercare di avere qualche idea se non ci fosse Gesù Cristo. Io devo assolutamente ringraziare Dio e Gesù Cristo, ma devo ringraziare anche voi perché con la vostra presenza, la vostra generosità, vi lanciate, vi buttate, vi coinvolgete in un sacco di cose che dice il Vangelo, e fate sul serio. Questa è una cosa stupenda! Siamo un piccolo popolo, però qualche piccola grande cosa la facciamo, e Dio dice: va bene così! è ottimo quello che fai! Vai avanti!
Dobbiamo perseverare in questo. E’ evidente che tanti di noi piano piano si allontanano, si demotivano, si incattiviscono, si chiudono. Convertiti, cioè conferma la tua adesione a Cristo! Sei arrabbiato per tua madre, tua zia, per la malattia, per il covid… ? Non mettere il punto lì, non dire Amen a questo, non chiuderti nella morte!
Cristo è sempre colui che ci consente di vivere la Pasqua.
A te è stato dato di vivere la vita cristiana, è tutta da scoprire è tutta da approfondire, è tutta da illustrare. Dobbiamo inventare una nuova evangelizzazione, un nuovo modo di presentare il volto di Dio che abbiamo sperimentato, abbiamo bisogno di una nuova evangelizzazione, abbiamo bisogno di persone che sappiano trasmettere questa esperienza. Questo è quello che manca oggi nei cristiani, un’esperienza veramente profonda. Noi stiamo dentro questa esperienza, ci sono problemi che ci potrebbero demotivare, ma questa celebrazione vuole darci un sigillo, vuol dire di continuare ad entrare dentro questa realtà della vita di Gesù, che a volte ci porta all’umiltà, al ringraziamento, alla condivisione, al perdono. E’ una cosa bellissima questo accrescimento di umanità che il Vangelo vuole produrre in noi, quindi combattiamo insieme dentro questo anno che inizia