Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento

07-01-2018 Battesimo di Gesù di don Fabio Pieroni

Mc 1,7-11

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Celebriamo oggi la festa del battesimo di Gesù. Il problema principale che oggi affligge il mondo è la mancanza di cristiani perché se viene a mancare il cristianesimo il mondo va in frantumi. Gesù lo dice: voi siete il sale della terra, se il sale perde il suo sapore, con che cosa si potrà rendere salato il mondo? Il sale è quella sostanza che consente per esempio di impedire la putrefazione della carne e quindi se viene a mancare il sale, la società, il quartiere, la famiglia, una persona imputridisce.

Ma il cristianesimo dipende dalla comprensione del battesimo, quindi proviamo a capire cosa sia il battesimo attraverso una similitudine che non è perfetta, ma che ha un senso. Proviamo a capire cosa sia il sacramento del matrimonio e lo confrontiamo con il sacramento del battesimo. Il matrimonio viene celebrato dopo che è passato un periodo di conoscenza tra i due sposi, il periodo il tempo del fidanzamento. Celebrare il matrimonio vuol dire che il matrimonio inizia. Il battesimo conclude anch’esso un tempo, come il matrimonio conclude il tempo del fidanzamento, per sbocciare in altro. Ogni sacramento è il sigillo di un’esperienza che vuole significare qualcosa.

Il battesimo conclude un tempo che si chiama catecumenato. Quello che manca ai cristiani è proprio il catecumenato, cioè un tempo di assimilazione della natura divina perché la notizia dell’incarnazione è che questa natura divina può essermi partecipata perché io possa finalmente vivere all’altezza del mio desiderio. Il desiderio dell’uomo non è proporzionato alla capacità di realizzarlo, perché gli manca la natura divina. Ma questa natura divina mi può essere comunicata.  Questa comunicazione però non avviene in un istante, in tempo reale. Ci vuole per un tempo una formazione esperienziale che coinvolga la mia anima, la mia persona, il mio corpo, la mia intelligenza.

Il battesimo conferma che c’è una sinergia è in atto, si è accesa, funziona. Adesso bisognerà che questa vita nuova venga costantemente alimentata nella vita di una persona, perché possa aiutarla a diventare Chiesa, perché il prodotto finito del battesimo non è una persona che è altissima, purissima levissima! No, è una comunione, una koinonia.

Noi siamo malati di individualismo, ma il cristiano è una fraternità, una comunione, è un essere ecclesiale. Siccome il battesimo è stato dato ai bambini, si è illusi che questo catecumenato lo potessero portare avanti i genitori insieme ai padrini del bambino. Questo è stato un fallimento totale, perché in quasi tutti noi questo battesimo non è stato ancora attivato. Il battesimo dovrebbe essere dato solo ai bambini i cui genitori hanno una fede matura tale da poterla trasmettere al bambino.

Il battesimo, dunque, chiude un periodo che si chiama catecumenato che è una formazione con dei contenuti precisi perché ci sono delle esperienze che una persona per diventare cristiano deve aver fatto: la consegna della croce, della veste bianca, l’unzione… sono dei segni che fanno presente un’esperienza che deve essere assimilata per poter partire nel mondo e rimanere in piedi, grazie al fatto che appartiene ad una comunità.

Io sto cercando come parroco di comunicare ai miei parrocchiani questa esperienza, e ci vuole del tempo. Bisogna appartenere ad una comunità. La messa è un ulteriore aiuto, ma non può bastare che uno venga qui una volta la settimana, perché la vita divina in noi non rimane accesa in automatico.

Che cosa fa il battesimo in noi? Dovrebbe sigillare questa vita nuova e non solamente toglierci il peccato originale. Bisogna vivere!

Ora faremo il segno dell’immersione che è drammatico, tragico: bisogna attraversare la morte perché in noi sia data la vita divina. Che cosa significa esistenzialmente per noi, esperienzialmente per una persona che deve essere abilitata a vivere la vita cristiana, il segno dell’immersione? Ci vuole del tempo per capirlo, per entrarci dentro, occorre la vita parrocchiale, che non è una vita noiosa ma è una cosa geniale. La Chiesa deve abilitarsi con un salto di genio a trasmettere questa roba. Senza di questo c’è la morte.